“Ci sono cose che non basta una vita a cancellare”

Rubriche/PensieriParole/ di Piero D’Errico

Mi ritrovai triste e taciturno nel vedere i miei caricare tutta la roba che avevamo portato al mare, in macchina. Pronti per il ritorno.
Mi prese come se non volessi portare via tutto, come a voler lasciare lì un po’ di cose e legare le cose lasciate alla speranza di ritornarci.
Ogni cosa che si metteva in macchina era per me un dolore, insomma se non scappava via qualche lacrima poco ci mancava.
Eravamo stati così bene tra sole e mare per 10 giorni e però m’era sembrato, per quanto erano passati veloci, molti meno.
Mi ero divertito, avevo fatto nuove amicizie, belle amicizie.
C’eravamo fatti compagnia per 10 giorni e, quando non stavamo insieme, eravamo sempre a cercarci. Ed ora salutarli tutti ad uno ad uno, mi si spezzava il cuore.
Facendomi forza, lo feci, ma in quei momenti maledissi il giorno in cui eravamo partiti per la vacanza.
Quella vacanza così bella si chiudeva nella tristezza.
Baci, abbracci e ciao sino a sparire.
Promesse di vederci, di sentirci presto ma che non servirono molto ad alleviare la mia malinconia.
Quando partimmo, fu come fosse sceso il buio, fosse diventata notte all’improvviso.
Non aprii bocca, ripensai a ogni attimo di quei 10 giorni, a tutti i momenti belli ed erano davvero tanti.
Strappai ai miei, solo una promessa: se mai un’altra estate fossimo tornati lì, ci saremmo fermati un po’ di più.
Poi mi prese il sonno e quando aprii gli occhi eravamo già a casa.
Aiutai a scendere i bagagli e ogni cosa era un ricordo, insomma quando finimmo di scendere tutto avevo gli occhi rossi, “rosso pianto”.
Fu verso sera che cominciarono a farsi vivi gli amici del mio quartiere che avevo lasciato per 10 giorni.
Ci raccontammo di tutto e di più, anzi fui solo io a raccontare, non li feci quasi parlare, tanta era la gioia di ricordare quei momenti.
Fu triste ma all’indomani stavo già meglio, stavo riprendendo la vita di sempre.
Che strano, quella volta avevo scambiato la fine della vacanza con la fine dell’estate. Invece no, non era così e ben presto me ne resi conto.
Si ricominciò ad andare al mare, un giorno con il padre o la madre di qualche mio amico, un giorno con i miei, insomma ogni giorno si faceva qualcosa e per me era come se l’estate fosse ricominciata.
Con i miei amici di scuola e di vicinato, ci divertivamo un mondo, mare, sole, pesca, castelli di sabbia, scherzi, avevamo un repertorio così assortito che non riuscivamo mai a completarlo in giornata.
Ormai a quei 10 giorni non ci pensavo più o forse evitavo di pensare e forse di parlare, e poi con i miei amici ogni giorno era una avventura. Ero felice e volevo solo continuare a essere felice, ricominciare l’estate da dove l’avevo lasciata e continuare a viverla per il tempo che durava.
Ogni tanto però non riuscii a fare a meno di pensarci.
Il pensiero si liberava e tornava là, in quei 10 giorni di sole e di mare con amici che avevo conosciuto sul posto e che forse erano tornati al loro paese. Ci sono cose che non basta una vita a cancellare, che al pensiero ti danno le stesse sensazioni, le stesse emozioni di quei giorni, di quei momenti.
Le non poche volte che continuo a raccontare quei giorni, non posso proprio fare a meno, quando tutti sono già sfiniti dal racconto, quando non ce la fanno proprio più ad ascoltare e cominciano ad alzarsi, concludere ancora e sempre così: che bella che fu quella vacanza.