Questa maggioranza ha un grande merito: ci fa sognare, anzi volare.

Villaggio azzurro1Lettere/ di Piero D’Errico

Galatina – A proposito del dibattito che si è aperto sul “Villaggio Azzurro” e sulla sua storia oggetto di testimonianze e racconti durante la annunciata “passeggiata narrativa” .

Non potendo essere, a malincuore, presente, in quanto impegnato in cose molto meno importanti, mi limito a raccontare solo tratti di miei ricordi.

Negli anni  “ 60 e “70, era un villaggio abitato,  poco distante  dalla città, con tanto verde intorno e ben curato. Ma non è questo il punto.

Non ho mai capito per quale sorta di “magia” o altro, c’erano le più belle ragazze che si vedevano in giro.  Molte mie quasi coetanee frequentavano qualche anno prima o qualche anno dopo, il commerciale M. LAPORTA e nella mia classe, forse la più bella, Miss Commerciale di non ricordo quale anno.

Ed io per cinque anni, tutti gli anni del commerciale, innamorato pazzo di lei, ad osservare ogni suo minimo gesto, a sbirciare le sue belle gambe quando per un brusco movimento o per “vanità” si scoprivano qualche centimetro sopra il ginocchio. Eravamo amici, molto amici, sempre vicini di banco, sempre vicini anche nel tempo libero.  Ed io segretamente innamorato di lei, mai ad accennarle qualcosa, mai a spingermi un po’ di più.

Il suo nome MARIUCCIA, io la chiamavo MARIU’ .

Per lei feci per cinque anni e più su e giù dal Villaggio Azzurro per accompagnarla o per andare il pomeriggio con una scusa o per studiare insieme.

Non le confessai mai nulla, sin quando dopo gli esami di maturità ci perdemmo completamente di vista.

Insomma furono cinque anni di un innamoramento mai “esposto” e che trattenni in gola non so perché, furono cinque anni bellissimi, interrotti solo da qualche inutile vacanza estiva che mi dava una profonda tristezza .

Insomma per farla breve, il fatto che avrei voluto raccontare era questo, il mio primo innamoramento con una ragazza del villaggio azzurro, un anno più grande di me e semplicemente “bella”.

Questo è il mio ricordo “romantico” , le serate di primavera seduto sul marciapiede sino a tardi e poi il ritorno a casa a piedi o qualche volta che era proprio tardi, accompagnato da suo papà con quel maggiolone color beige.

Penso che il racconto di questa mia esperienza, senza nulla togliere alle esperienze degli altri “concorrenti”, basterebbe da solo a dare la certezza che l’Amministrazione è sulla giusta strada e penso pure che se magari nel progetto di partecipazione al bando, lo inserissero integralmente o magari cambiando solo il finale facendo coincidere il recupero del villaggio con il recupero tardivo di un amore che rinascerebbe per incanto dalla macerie del villaggio stesso,  ci sarebbe assoluta certezza del finanziamento .

Io non so se quel luogo può tornare a vivere, penso di no, già è tanto se non è stato trasformato in un centro di accoglienza per immigrati.

Penso che quando ogni tanto torna il discorso del Villaggio Azzurro, lo si fa per sognare, per immaginare, per non stare per un po’ con i piedi per terra, per sbattere la porta in faccia alla realtà.

Solo per questo o per altri meno nobili che potrebbero definirsi demagogia, populismo o altro.

Almeno questa maggioranza un merito ce l’ ha:

ci fa sognare.

Anzi no:                                                                                                                                                              ci fa volare.