“La barberia, dove si respirano concetti forti detti in dialetto ma con un significato profondo”

penna-e-calamaioLettere/ di Piero D’Errico

Galatina – Non c’è più quell’aria consumata, quell’aria che sa di chiuso che precede l’inizio di ogni campagna elettorale, quando si apre una volta ogni tanto. Ora è piena di militanti, a volte strapiena da non contenerli tutti. E allora qualcuno va fuori a fumare, a parlare, a pensare.

“Confronti e discussioni” di chiara marca “socialista”, non manca mai lo sguardo ai poveri, non manca mai la citazione dei bisogni, non manca mai la citazione del disagio, della sofferenza. Lo sguardo è sempre là, guai a perdere di vista la povera gente, verrebbero meno i nostri ideali, la nostra storia. “Quelli della barberia” persone semplici, dai mestieri più umili, persone che sbagliano un congiuntivo, un verbo, un avverbio, persone vere, persone comuni, persone che non hanno fatica ad entrare nei problemi perché già li vivono. Jeans e camicia, qualche vestito e cravatta solo in occasione di qualche comizio. La sera pizza al taglio e birra.

La cosa più bella è che siamo sempre noi, nessun abbandono, nessun disimpegno, nessun allontanamento, solo tanti, tanti altri che si uniscono a noi. Un po’ di rabbia, quella si, quella ci è rimasta, per come siamo stati trattati, per le ingiurie e le calunnie che ci hanno vomitato addosso.

Falsità e menzogne, piegate solo alla convenienza e che ben presto saranno spazzate via dalla storia.  La “barberia”, dove si respirano concetti “forti” detti in dialetto ma con un significato profondo, detti da gente con la licenza elementare ma con una passione politica e un sentimento di giustizia e di uguaglianza, che arriva al cielo.

“Siamo quelli della barberia”, siamo persone umili, andiamo avanti, la conosciamo la via, “noi siamo e saremo della barberia”.