Ha distribuito legnate al gruppo dei dissidenti concedendosi scarsissima autocritica. Insomma, “tutto bene madama la marchesa”, Cicerone a parte.  

dimissioni 2Cronaca/ di piero zurico

Galatina – Probabilmente l’ex sindaco Montagna, e la sua ex squadra, hanno voluto l’ultima conferenza stampa per concedersi e farsi concedere l’onore delle armi. Onestamente, ” vergin di servo encomio” dispiace, come peraltro dispiace sempre ogni qualvolta una legislatura si interrompe bruscamente, non poterlo concedere. 

Come egli ha detto è vero che si può sbagliare, chi fa può sbagliare, anzi qualche volta deve sbagliare, diversamente non staremmo a parlare di esseri umani ma soprannaturali ed onestamente non mi sembra sia proprio questo il caso. Come disse la buonanima di Totòè la somma che fa il totale” ed il totale da numeri diversi da quelli che Montagna ha cercato di far passare.

Procediamo con ordine. Cominciamo con il constatare che l’ex sindaco doveva sicuramente avere dei macigni all’interno delle scarpe. Ha cercato di toglierseli tutti ad uno ad uno. L’ha fatto, com’è suo costume, con irruenza, sempre troppa irruenza, quella solita irruenza che spesso gli gioca brutti scherzi principalmente se poi è mal accompagnato da qualche componente di quella squadra su cui ha riposto erroneamente troppa fiducia.

Ha bacchettato i suoi ex “compagni” di cordata del gruppo misto. Ha scomodato dapprima Cicerone e le Catilinarie “perchè lo studio ed il ricorso ai classici aiuta sempre” ed ha cercato di colpirli duramente con un: ” Usque tandem abutere, Catilina, patientiae nostrae?”.

Rivolgendosi, poi, ad una componente della sua ex squadra ha fatto notare la correttezza dell’uso del genitivo nella frase ciceroniana con un: “Vero professoressa?”.

La professoressa con sorriso compiaciuto ha annuito. Peccato, invece, che in latino il verbo abutor, come tutti i composti di “utor”,  reggono l’ablativo per cui la forma corretta è  “Quousque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?”. Un qui pro quo, insomma, per sindaco e professoressa.

Naturalmente farei torto a Catilina – ha aggiunto il sindaco-  se li paragonassi a lui. Altro spessore politico. Loro mi ricordano maggiormente lo spettacolo di Renzo Arbore “Quelli della notte“”.

Proseguendo sul solco della cultura il nostro ex sindaco è passato a Sciascia e poi a Dante. Del primo ha fatto propria, con le dovute modifiche, la celeberrima classificazione fatta dallo scrittore ne “Il giorno della civetta” degli esseri umani in “uomini, mezz’uomini, ominicchi, (con rispetto parlando) pigliainculo e quaquaraquà” dividendo in altrettante categorie gli amici : “amici disinteressati, amici interessati, nemici, amici con cambio di rotta e amici ingrati” .

Poi, dulcis in fundo, è passato a Dante ed al nono cerchio dell’Inferno: quello dei traditori dei loro benefattori. E’ lì che Montagna ha voluto collocare i 4 consiglieri che, secondo il suo modo di vedere, come Lucifero, osarono ribellarsi al loro “Fattore” invece di essere grati per la bellezza che da lui avevano ricevuto.

Infine le pietre, i mattoni con il lungo elenco di quanto realizzato dalla sua Amministrazione: il museo, corso luce, il centro polivalente, la palestra, S. Chiara, il palazzo della cultura, le scuole, il Cavallino Bianco, piazzetta Fedele, il basolato del centro storico (prossimo inizio dei lavori), la fontana monumentale, etc….

Sicuramente, volutamente o meno, qualcosa gli sarà sfuggito nel commentare le slide delle opere realizzate e senza stare a ricordare tutti gli svarioni e sprechi fatti ci limitiamo, indulgentemente, ad includere il tutto in quella zona che Montagna ha definito ” Sicuramente si poteva far meglio”  oppure “Sono stati commessi sicuramente errori” .

Avesse detto “tanti errori” sarebbe stato assai più vicino alla realtà. Alla fine ringraziamenti per tutti, tranne ovviamente per i “traditori”.