Rubriche/PensieriParole/di Piero D’Errico

In quel periodo di grande tristezza, furono tante le storie belle, storie d’amore, di amicizia, di paura.

Furono storie che eroi instancabili e silenziosi, scrissero combattendo sino alla fine in prima linea, a volte lasciando la vita.

Storie di chi si prese cura di noi, di chi ci prese per mano e ci accompagno’ sino alla salvezza.

Cambiammo frettolosamente le nostre abitudini, il nostro vivere quotidiano, all’inizio facemmo un po’ di fatica ma poi ci abituammo e a pensarci ora non fu poi così male.

Prese il via una gara di solidarietà verso gli anziani, verso i più deboli, verso sofferenza e solitudine.

Erano gli anziani le persone più a rischio e noi sentivamo il dovere di proteggerli, metterli al riparo, tra paura e timore, tra speranze e distanze, tra la paura di non sentirci bene e il dono più grande di stare bene.

Non c’eravamo mai accorti di quanto bella fosse la nostra vita, di quanto fosse importante socializzare.

Ricordo scuole, bar, ristoranti, negozi, tutti chiusi, le strade vuote e anche noi chiusi in casa a sperare, a pregare.

Vincemmo le nostre stupide resistenze ad andare in giro con la mascherina protettiva, mentre tutt’intorno una frase ci dava un po di coraggio, un po’ di serenità: ANDRA’ TUTTO BENE.

Ricordo bene, era come oggi, il 14 marzo, eravamo in piena bufera, ed era il mio compleanno. Un compleanno senza baci, senza abbracci, senza inviti, senza festa e non per questo meno bello o forse proprio per questo indimenticabile.

Un compleanno in quella zona rossa che era diventata l’Italia.

Restano le storie di chi è guarito, resta il dispiacere per chi non ce l’ha fatta e che se anche non conoscevamo, era un vicino, era un amico, un parente. Avevamo ad un tratto ritrovato l’orgoglio di essere italiani, c’eravamo accorti all’improvviso di quanto amavamo la nostra terra.

Fu terribile ma poi arrivò l’alba, l’alba di un nuovo giorno, l’alba che ci vide tutti insieme a ripulire il Paese dalle macerie.

E fu festa e baldoria, con tutte le bandiere che sventolavano dai balconi e la vita che riprendeva lenta.

Avevamo vinto la battaglia contro il virus.

E COME ? – fece la vocina di una bambina di dieci anni, da laggiù, in fondo.  “ AVEVAMO VINTO RESTANDO UNITI, ANZI NO, ABBRACCIATI.ABBRACCIATI A DISTANZA”.