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Arriva l’amministratore giudiziario per gli immobili degradati. Ne dà notizia Assiac Lecce, la sezione provinciale dell’Associazione italiana amministratori e condòmini. Questa mattina, all’Arthotel, nell’ambito del convegno formativo sul tema «Ecobonus e ristrutturazioni edilizie per riqualificare il patrimonio immobiliare», si sono riunti professionisti, imprenditori ed anche condòmini interessati ad approfondire le ultime novità legislative.

Tra queste, va segnalata la legge 55 del 14 giugno scorso, che ha convertito, con modifiche, il decreto legge 32 del 18 aprile 2019, noto come decreto «sblocca-cantieri», introducendo una norma di rilievo per gli edifici condominiali. In particolare, l’articolo 5 sexies prevede che “negli edifici condominiali dichiarati degradati dal Comune (quando ricorrono le condizioni dell’articolo 1105, quarto comma, del Codice civile), la nomina di un amministratore giudiziario può essere richiesta anche dal sindaco del Comune e l’amministratore giudiziario assume le decisioni indifferibili e necessarie in funzione sostitutiva dell’assemblea. Le dichiarazioni di degrado degli edifici condominiali sono effettuate dal sindaco del Comune con ordinanza, ma non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”.

Ciò significa che il Comune dovrà procedere con una dichiarazione dello «stato di degrado», emanando un’ordinanza contingibile ed urgente del sindaco. Tale ordinanza verrà notificata al condominio, il quale dovrà riunirsi in assemblea per esaminare la dichiarazione dello stato di degrado, ma qualora il condominio non concordi con la dichiarazione contenuta nell’ordinanza potrebbe decidere di impugnarla al Tar. In caso contrario, il condominio dovrà eseguire i lavori per porre rimedio alla situazione di degrado.

Se il condominio non dovesse adottare i provvedimenti necessari o non riesce a farlo per mancanza delle maggioranze previste, il sindaco potrà presentare ricorso al tribunale ordinario affinché sia nominato un amministratore ad acta, ai sensi dell’articolo 1105, cioè un amministratore con il compito di risanare il degrado, assumendo le decisioni indifferibili e necessarie, in funzione sostitutiva dell’assemblea. Secondo Assiac, si rende sempre più evidente la necessità, in capo alla categoria degli amministratori condominiali, di diventare gestori consapevoli delle diverse responsabilità e conseguenze attribuite dalla legge al loro operato in ordine a lavori ritenuti necessari.

Al convegno hanno preso la parola Carlo Mignone, presidente provinciale Assiac Lecce; Daniel Cannoletta, presidente provinciale dell’Associazione Italiana Dottori Commercialisti; Umberto Mele, presidente della Banca di Credito Cooperativo di Terra d’Otranto; Francesco Mesto, geometra e coordinatore regionale Assiac; Concetta Cinque, presidente nazionale Assiac. Hanno relazionato, sul tema della giornata di approfondimento, Caterina Tosatti, vicepresidente del Centro studi Assiac; Giuseppe Tamborrino, consigliere dell’Ordine dei dottori commercialisti di Lecce; Davide Stasi, direttore dell’Osservatorio Economico e giornalista. Ha moderato il confronto l’avvocato Michele Massari. Ai professionisti iscritti sono stati riconosciuti i crediti formativi.

Nel corso degli ultimi anni sono aumentati gli interventi di risparmio energetico. La spesa sostenuta, nel 2018, è stata di 11,3 milioni di euro in base ad uno studio condotto dall’Osservatorio economico, diretto da Davide Stasi. In base alle comunicazioni all’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie (Enea), nell’anno scorso sono stati realizzati 7.446 nuovi metri quadrati di pareti verticali (isolamento delle pareti perimetrali); 6.683 metri quadrati di pareti orizzontali (pavimenti e coperture); 7.082 metri quadrati di nuovi serramenti (ovvero infissi); 186 metri quadrati di pannelli solari; 1.154 metri quadrati di schermature solari; 514 caldaie a condensazione; 44 caldaie a biomassa; 203 pompe di calore; 4 impianti con sistema ibrido; 13 scaldacqua a pompa di calore; 7 interventi di building automation. Tali interventi consentono un risparmio di 3,3 gigawattora all’anno. Gli interventi hanno riguardato, principalmente, gli edifici costruiti nel decennio 1970-1980. A seguire quelli del decennio 1980-1990. Meno costruzioni, dunque, ma più ristrutturazioni e riqualificazioni energetiche.