Il Sedile

Caroppo (Sud In Testa): “Ospedale Galatina ancora fermo, pandemia affrontata col gioco delle tre carte”.

Cronaca/Politica/di Andrea Caroppo, europarlamentare “Sud in Testa”.

«Galatina ospedale Covid? Si, ma quando? In estate le Asl pugliesi non sono state attrezzate per la più che annunciata seconda ondata e il risultato è sotto gli occhi di tutti: la sanità nel Salento è in ginocchio» è quanto denuncia l’europarlamentare di Sud In Testa, Andrea Caroppo.

«La regione Puglia sta affrontando l’epidemia facendo il gioco delle tre carte: per rafforzare il numero di anestesisti al Dea, ad esempio, è stata momentaneamente chiusa la Rianimazione di Scorrano. Così come sono stati chiusi tutti i reparti di cardiologia tranne Lecce.

 Nel Salento, poi, si assiste al tragico balletto intorno all’ospedale di Galatina, chiuso all’attività ordinaria per essere convertito alla cura dei pazienti Covid, ma ancora sostanzialmente fermo, come denunciato dal Consigliere Comunale della città Giampiero De Pascalis.

Nonostante la Regione abbia previsto l’attivazione dell’Ospedale Covid di Galatina per il 6 novembre siamo all’anno zero – spiega Caroppo –. Solo pochissimi dei posti letto di Malattie infettive e di Medicina Covid previsti dalla programmazione regionale sono attivi. Nulla è stato fatto per i 12 posti di terapia intensiva nonostante lo stanziamento di circa 3,4 milioni e per i 22 posti letto di semi-intensiva per i quali è prevista la spesa di circa 1,8 milioni, i previsti lavori di adeguamento e/o ristrutturazione sono al palo.

È doveroso, dinanzi a una pandemia che sta stravolgendo le nostre vite e mettendo a rischio la vita dei più fragili, una seria assunzione di responsabilità da parte del presidente della Giunta regionale, Michele Emiliano, e del suo assessore alle Politiche della Salute, Pier Luigi Lopalco. Non c’è tempo da perdere, non si può pensare di governare una pandemia presentando al ministero della Salute piani razionali ed efficienti solo sulla carta. Se Galatina deve essere un ospedale Covid – conclude Caroppo -, lo sia, se ne sono capaci»

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