Il Sedile

Catrame e Bum Bum

“Comu spendi mangi”

Lettere/ di Piero D’Errico

Premesso che non c’è bisogno di avere una vista perfetta, né di essere   “esperti”, per cui  anch’io che non ho né una cosa né l’altra, guardando in controluce  VIA DIAZ, più volgarmente chiamata “a via de Lecce”, sono arrivato, nel mio piccolo, alla considerazione che: “non è stato fatto un buon lavoro”. 

Ma mi “asteno”  comunque dal dare o distribuire colpe in lungo e in largo per come va la detta strada e mi appello al buon senso di mia nonna prima e mia madre dopo, dalle quali  più volte ho sentito pronunciare un vecchio detto:  “ comu spendi mangi”. Cosa voglio dire.

E’ facile che il capitolato, il  contratto o che so io che non sono un esperto,  prevede e stabilisce il lavoro per come è stato fatto, che è l equivalente del prezzo pagato dalla così detta “collettività”.

Col detto come spendi mangi, si intendeva che,  se compri qualcosa in un grande magazzino o in un bazar cinese, non può avere gli stessi pregi, la stessa durata, la stessa bellezza e le stesse rifiniture, di un ‘altra cosa magari fatta artigianalmente con ago e filo, che probabilmente per comprarla bisognerebbe spendere molto di più.

Se il rifacimento del manto stradale è stato così commissionato il lavoro è quello .

Punto.

A rafforzare quanto poc’anzi detto, mi sovviene in modo del tutto fortuito, nonché  casuale, un altro detto sempre ereditato da nonna e mamma.

Nella loro riconosciuta ignoranza, loro sostenevano la giustezza del detto: “pocu mi dai, pocu ti sonu”.

In entrambi i casi, il finale è sempre lo stesso, non si può pretendere un intero concerto al costo di una sola cantata.

Quindi può facilmente darsi che gli amministratori o chi per loro, quello avessero ordinato per i loro “sudditi” è quello è stato fatto e consegnato ai “sudditi”.                                                                        

Una grattatina superficiale e una spolveratina di catrame pari alla grattatina,  senza ulteriore perdita di tempo e del denaro sempre della famosa “collettività”. E’ come trovarsi davanti ad un bivio, bisogna fare una scelta politica per la città, nell’ interesse della città e mettere in chiaro quello che la “vecchia novità” che rappresenta questa “amministrazione dell’inciucio” sceglie di fare: vuol fare poche strade e farle bene, con sbancamenti,  livellamenti ecc. ecc.   a regola d’arte e farle durare un intero inverno e magari anche in primavera, oppure privilegia alla qualità, la quantità, quindi strade per “mezza stagione” che si scioglieranno con le prime piogge d ‘autunno.

Così’ facendo però potranno accontentare più clienti.

O magari tra le ultime novità, arrivate con questa amministrazione c’è già in programma una prossima passerella,  questa volta con ramazza e secchio di catrame al seguito.

Sarebbe una bella idea popolare, però attenzione a non sporcarsi, in  fondo si tratta  solo di  finzione.

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