Il dibattito politico si concentra sull’Iva ma è sul fronte delle addizionali locali che aumenta il “rischio-stangata”.

Rubriche/Ricerche&Studi/di Centro Studi Confartigianato Imprese Puglia

Una pressione fiscale già elevata potrebbe essere destinata a crescere ulteriormente in virtù dello sblocco delle addizionali locali. Mentre il dibattito politico si concentra sulla possibilità di futuri incrementi dell’Iva, ci sono ulteriori elementi che, sommati tra loro, potrebbero condurre ad una «stangata» per i contribuenti pugliesi.

Al momento, i pugliesi già versano 6 miliardi e mezzo di euro per l’Irpef, a cui si aggiungono l’addizionale regionale (486,9 milioni di euro) e quella comunale (altri 234,9 milioni di euro). È quanto emerge da uno studio condotto dal Centro studi di Confartigianato Imprese Puglia su dati del Dipartimento delle finanze.

In particolare, dai contribuenti pugliesi, nel corso del 2018, sono stati trasmessi, all’Agenzia delle entrate, 631.459 modelli «Redditi» (ex «Unico»), 1.360.125 «modelli 730» e 583.878 certificazioni dai datori di lavoro, per un totale di 2.575.462 dichiarazioni Irpef che rappresentano il 6,25 per cento del totale di quelle presentate in tutta Italia (41.211.336).

Per la precisione, sono stati versati 6 miliardi 407 milioni di euro per l’imposta netta Irpef. Com’è noto, le aliquote addizionali sono stabilite, in autonomia, da Regioni e Comuni. Prima, il limite massimo per l’addizionale regionale era bloccato al 3,33 per cento, mentre per quella comunale era allo 0,8 per cento.

Per ora non si segnalano particolari aumenti, salvo qualche eccezione. Infatti il rischio di aliquote più alte è stato scongiurato a livello regionale, almeno per quest’anno, in quanto le Regioni hanno dovuto rispettare la scadenza del 31 dicembre per approvare i propri bilanci. Pertanto, lo sblocco delle aliquote, previsto dalla Legge di Bilancio, non ha ancora spiegato tutti i propri effetti sul 2019 (la «Manovra» è stata approvata soltanto il 30 dicembre scorso).

A livello comunale, invece, la scadenza per l’approvazione dei bilanci comunali è fissata al 31 marzo e, pertanto, la ricaduta potrebbe essere più evidente fin da quest’anno.

«L’incremento della pressione fiscale per l’anno 2019 – commenta Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – è un dato da considerarsi ormai acquisito.  Lo stesso Ministero dell’Economia ha stimato un aumento pari al +0,4 per cento rispetto al 2018. Tuttavia, ciò che  si profila all’orizzonte in tempi neanche troppo lontani, potrebbe essere una vera e propria stangata a carico dei contribuenti, sia cittadini che imprese. L’ultima manovra, infatti, non ha confermato il blocco che da tre anni a questa parte impediva l’innalzarsi delle addizionali e delle componenti regionali e comunali dei tributi, consegnando agli Enti locali l’opzione di aumentare le tasse. Opzione che in alcuni casi è stata esercitata con particolare solerzia già dall’anno in corso. Se a tutto ciò sommiamo il mancato rinnovo nel DEF delle clausole di sterilizzazione dell’Iva per il 2020 e 2021, è chiaro che ci stiamo dirigendo verso un autunno caldo e che il nuovo anno spaventa non poco per i profili legati all’imposizione. Occorre scongiurare ogni ulteriore incremento di una pressione fiscale già insostenibile, che pesa come un macigno sulla competitività delle nostre imprese e sulla capacità di spesa dei cittadini. Bisogna farlo innanzitutto attraverso la strutturazione di un rapporto sano tra il fisco ed i contribuenti, indirizzato al corretto adempimento e ad un tangibile abbattimento dell’evasione. Ciò – conclude Sgherza –  vale  certamente a livello nazionale ma anche a livello locale, dove non di rado il livello di evasione non recuperata è altissimo e la sproporzione tra quanto preteso e quanto restituito ai contribuenti in termini di qualità dei servizi,  supera i limiti del tollerabile». Va detto, però, che non tutti i contribuenti sono tenuti al pagamento dell’Irpef e delle relative addizionali: si tratta, ad esempio, dei contribuenti con livelli reddituali compresi nelle fasce di esonero oppure di contribuenti che fanno valere detrazioni tali da azzerare l’imposta lorda o perché aderiscono a regimi sostitutivi, come i cosiddetti forfettari. Ecco un breve «riepilogo» dei versamenti  dell’Irpef e delle relative addizionali nelle sei città capoluogo di provincia: nella città di Bari, risultano 207.474 contribuenti che hanno presentato la dichiarazione e versato 861 milioni di euro per l’Irpef, a cui si aggiungono l’addizionale regionale di 56,8 milioni e quella comunale pari a 28,4 milioni. Nella città di Brindisi, risultano 52.425 contribuenti che hanno versato 177 milioni di euro per l’Irpef, a cui si aggiungono l’addizionale regionale di 12,5 milioni e quella comunale pari a 6,8 milioni. Nella città di Barletta, risultano 56.145 contribuenti che hanno versato 124,4 milioni di euro per l’Irpef, a cui si aggiungono l’addizionale regionale di 9,6 milioni e quella comunale pari a 2,2 milioni. Nella città di Foggia, risultano 94.308 contribuenti che hanno versato 295,9 milioni di euro per l’Irpef, a cui si aggiungono l’addizionale regionale di 21,1 milioni e quella comunale pari a 11,8 milioni. Nella città di Lecce, risultano 62.714 contribuenti che hanno versato 278,6 milioni di euro per l’Irpef, a cui si aggiungono l’addizionale regionale di 17,6 milioni e quella comunale pari a 8 milioni. Nella città di Taranto, risultano 118.283 contribuenti che hanno versato 409,3 milioni di euro per l’Irpef, a cui si aggiungono l’addizionale regionale di 29,2 milioni e quella comunale pari a 14,9 milioni.