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A dispetto del clima pazzo e dei frequenti e ripetuti episodi calamitosi, nel periodo dal 2013 al 2016 è diminuito l’uso di agrofarmaci dell’1,8% annui. A rilevarlo è Coldiretti Puglia, sulla base dei dati contenuti nel rapporto Vsafe s.r.l., Spin Off dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, presentato al convegno di Agrofarma a Bari.

Nel 2016 è stata pari all’8,8% la riduzione di agrofarmaci utilizzati in campagna, con una flessione del 4,8% rispetto all’anno precedente della quantità complessiva di principi attivi contenuti nei formulati, con un calo anche degli insetticidi (-6% medio annuo) e degli erbicidi (-3,3%), nonostante si sia intensificata la lotta all’insetto vettore della Xylella fastidiosa, la sputacchina, specifica Coldiretti Puglia.

“Uno scenario ‘senza difesa’, soprattutto nell’attuale contesto pugliese dove è determinante l’attività di contenimento della malattia, è inimmaginabile. Come in parte atteso per motivi stagionali, si registra un generale decremento della popolazione rilevabile di sputacchina anche se, nelle aree dove il batterio è presente, si rileva la comparsa di individui infetti, con un’incidenza che, ad inizio giugno, è già salita al 20%. La riduzione della popolazione del vettore è più marcata nelle zone cuscinetto e contenimento, dove è in vigore l’obbligo dei trattamenti insetticidi”, spiega Coldiretti Puglia.

Anche con riferimento all’agricoltura biologica le statistiche Istat registrano una flessione complessiva dei prodotti ammessi e utilizzati, con un forte calo del 40,9% nel 2016 rispetto al 2003, continua Coldiretti Puglia.

“E’ il risultato di una lotta a calendario e integrata, anche grazie al monitoraggio puntuale della presenza dell’insetto vettore presente in area infetta, contenimento e cuscinetto e indenne, condotta dal CNR. Lotta al vettore, monitoraggi e campionamenti sono attività cruciali – aggiunge Muraglia – considerato che non esiste ancora una cura per la batteriosi, per l’individuazione dei focolai nei primissimi stadi della infezione su piante sensibili e la successiva rimozione secondo legge, così come il controllo della presenza di potenziali vettori contaminati, restano l’unica soluzione per ridurre la velocità di avanzamento della infezione. L’efficacia e sistematicità è garanzia per le aree indenni della Puglia e delle regioni limitrofe e non va messo in alcun modo in discussione, anzi il sistema dei monitoraggi e campionamenti va potenziato, perché ancora oggi si basa principalmente su analisi visiva di ulivi troppo spesso asintomatici e blindato con procedure inattaccabili, per tutelare sia gli agenti dell’Arif che i laboratori di analisi”, insiste il presidente Muraglia.

Il contagio della Xyella ha già provocato con 21 milioni di piante infette una strage di ulivi – continua Coldiretti Puglia – lasciando un panorama spettrale e il danno del settore olivicolo è stato stimato per difetto in 1,2 miliardi di euro di perdita di patrimonio olivicolo.

“La vastità del problema, la rilevanza economica della coltura per l’intero territorio regionale e l’obbligatorietà che impone la normativa fitosanitaria comunitaria e nazionale in caso di ritrovamento di patogeni da quarantena – conclude il presidente Muraglia – impongono scelte e provvedimenti urgenti, anche in considerazione della diffusione della malattia che, dopo aver causato il disseccamento degli ulivi leccesi ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi e Taranto, con effetti disastrosi sull’ambiente, sull’economia e sull’occupazione”.