Cronaca/di p.z.

I fatti risalgono al 18 febbraio del 2023 e sono, per la parte che lo riguarda, raccontati dallo stesso dott. Antonaci sul Social network Meta.

Nella notte tra sabato e domenica – scrisse Antonaci – un’anziana signora mia paziente si sente male, chiama la guardia medica; la dottoressa di turno accorre a casa. La signora viene visitata, la collega della guardia medica molto competentemente riscontra un’aritmia cardiaca. Deve andare subito in ospedale, ma dove? La dottoressa tranquillizza la paziente assicurandole che potrà andare al nostro ospedale perché c’è tutta l’assistenza cardiologica di cui ha bisogno, anche di notte. L’anziana signora, senza necessità di chiamare il 118, viene accompagnata in macchina direttamente al Pronto Soccorso del Santa Caterina Novella dove tempestivamente viene posta alle cure del cardiologo e salvata.Questo caso clinico (ma ne potrei citare decine) è la mia risposta seria ad un collega da collega“.

Al racconto dei fatti allega un referto medico in cui è stato occultato il nome della paziente ma è stato lasciato ben visibile il tipo di prestazione effettuata, il nome degli stessi, gli esami effettuati e la relativa diagnosi.

Venuti a conoscenza dei fatti i medici in questione hanno preso “carta e penna” ed hanno segnalato i fatti al Dirigente generale dell’ASL/Le, al Direttore Sanitario del S. Caterina Novella, all’Ordine dei Medici ed al Garante della Privacy.

Scrivono i medici : “Nella data del 21 febbraio 2023 abbiamo appreso dai canali di comunicazione (…) che sulla piattaforma social media denominata Facebook un referto medico redatto dagli scriventi è stato diffuso in rete dall’utente Antonio Antonaci omettendo i soli riferimenti anagrafici della paziente (verosimilmente sua assistita).

L’atto medico de quo nella sua interezza (esame obiettivo, diagnosi, terapie somministrate, consulenze richieste) è stato postato senza che gli scriventi fossero stati preventivamente informati di eventuali liberatorio e/o consenso ” al trattamento di dati personali e sensibili” ad esso connesse, venendo meno tra l’altro, il garantito diritto alla riservatezza ed alla tutela dei nostri dati sia come professionisti e dipendenti che come liberi cittadini

Senza entrare nel merito del post – concludono i medici firmatari – dal quale appaiono informazioni ed indicazioni distorsive del caso clinico rappresentato e dannose per l’utenza, si ritiene che possano sussistere palesi violazioni delle norme giuridiche in materia di privacy e di deontologia professionale, che questi scriventi si riservano di far valere nelle sedi opportune. Tanto si riferisce per le determinazioni ed i provvedimenti che le SS.LL. riterranno opportuno intraprendere ed adottare“.