Cronaca/Politica/di Andrea Salvati

I motori della politica, a Galatina, si scaldano. Qualcosa cambierà, o potrebbe cambiare, in base al risultato elettorale delle amministrative.

La strategia di Emiliano, probabilmente, avrà la sua forte affermazione e in molti ne dovranno prendere atto per la tornata successiva.

La politica locale procede per step successivi influenzata ma non determinata dalle dinamiche nazionali e regionali.

La coalizione civica uscente, in questi anni, ha avuto il merito di essere stata fedele a se stessa ma questo, in parte, l’ha indebolita perché non ha potuto elaborare qualcosa di nuovo da proporre per la continuità, che potrebbe comunque arrivare per inerzia e per difficoltà di strutturare una proposta da parte di chi è fuori dal governo locale.

I rapporti umani e personali si intrecciano selvaggiamente nelle valutazioni, vecchi e nuovi risentimenti fanno sentire il loro eco e la diffidenza la fa da padrone. Si rischia di nuovo una partenza a molte gambe con esiti imprevedibili. Nei partiti e nelle coalizioni classiche i veti incrociati la fanno da padrone.

L’idea del centrosinistra sembrerebbe quello della creazione di una coalizione intorno a un  candidato del PD, un tentativo di ripartire da una figura forte e autorevole nella propria area che però negli anni si è andata sfilacciando e indebolendo. L’idea nobile e condivisibile di ripartire dal partito Democratico (anche se con innesti sussurrati di ex UDC) va però a cozzare con la realtà elettorale: la purezza della volontà si sporcherebbe presto con le necessità elettorali di un secondo turno, inevitabile al momento. Sarebbe necessario allearsi o desistere approcciando un’altra delle coalizioni in campo. Resta da capire se il candidato scelto sarà per una onorevole sconfitta come la scorsa volta a da tentativo di vittoria.

E arriviamo già alla terza coalizione “robusta”: perchè il centrodestra, seppure con le sue spaccature pugliesi (Fratelli d’Italia a trazione fittiana e la Lega di Marti), credo che tenterà di lanciare l’OPA sulla città sfruttando l’onda nazionale. D’altronde, al di là delle polemiche locali, è inevitabile che vedere i tre partiti (FI, FdI e Lega) al 50% del consenso dell’opinione pubblica, porterà alla tentazione di costruire qualcosa intorno ad un candidato forte anziché andare separatamente (magari con liste civiche) a rafforza altre coalizioni. Non darei per scontato che prevarrà lo schema delle regionali.

Tutto qui? No. Perché esistono altri candidati di peso che potrebbero percorrere trasversalmente i settori vivi della città attingendo da bacini di voti sostanziosi, come il Partito Socialista o Italia Viva (in caso di disunione del centrosinistra), una parte del centrodestra (in caso di disunione del centrodestra) e da buona parte del settore produttivo costituito da professionisti e imprenditori. Potrebbe ricevere una grande spinta dalla presenza di un Governo, quello Draghi, politicamente ibrido ma capace di imprimere una svolta al paese attraverso il prestigio dei rappresentanti.

I dati economici parlano di un ritorno alle condizioni pre-covid già il prossimo anno (quando poi si voterà…), il consenso del Presidente è molto alto, la sua capacità di essere sobrio e l’autorevolezza della sua preparazione ha rassicurato larga parte della società e galvanizzato la parte produttiva. Con un buon candidato della borghesia produttiva, il benestare di parte della politica al governo regionale e nazionale (i cui buoni rapporti sono necessari) e dando la percezione chiara di capacità organizzative e di programmazione potrebbe non esserci partita.

Su queste dinamiche si giocherà la prossima consiliatura galatinese che, ricordiamo, sarà quella che gestirà la grande sfida del Piano Nazionale Resilienza e Ripartenza. Non la prossima festa di San Pietro e Paolo o il piano traffico del mercato alla Fiera. Ci sarà bisogno di testa e di preparazione. Non saranno donazioni che arriveranno dai leader nazionali, ma della più grande programmazione economica che il nostro paese vivrà dopo il piano Marshall. Solo chi saprà avere la visione giusta cambierà le cose, gli altri spenderanno qualche soldino e basta.

Bisognerà domandarsi quali sono le priorità, cosa vuole fare Galatina nel 2050. Essere visionari non è facile, perché se sognare è bello, realizzare i sogni richiede capacità pratiche e capacità di unire e  non dividere la comunità. Galatina deve diventare punto di riferimento per i comuni limitrofi, da Galatone a Sogliano, da Soleto a Cutrofiano. Divenire una grande comunità partendo da una visione condivisa di sviluppo sostenibile, legalità, equità. Non esiste futuro senza lotta contro le mafie, senza la difesa del nostro ambiente, senza un piano serio e coraggioso di sviluppo economico slegato dai contributi pubblici. Temi che, spero presto, inizieranno ad essere il centro dei pensieri della politica galatinese. Una piccola digressione, concedetemela, per fare i complimenti a quei giovani uomini e donne che hanno organizzato alcune giornate di approfondimento e politica, “Pragmatica”: non importa a quale area facciano riferimento, bisogna ringraziarli.