Cronaca/di pietro zurico

La Delibera di Giunta Comunale n.130 del 04 maggio è la chiara conferma di quanto le idee sul Cavallino Bianco fossero e sono confuse ed a quanto poco servisse l’incarico conferito all’Associazione “Mecenate 90” per il fine che l’Amministrazione Comunale intendeva raggiungere. Soldi insomma buttati via.

Sia ben chiaro, non vi è nessuna intenzione in queste righe di denigrare il lavoro svolto da “Mecenate 90” che peraltro è stato svolto egregiamente e con competenza per quello che della stessa erano le conoscenze e competenze. Dico soltanto che non erano quel tipo di competenze di cui c’era bisogno. Dico soltanto che non era quello che serviva o per meglio dire non era quello (ad avere le idee chiare) che si doveva chiedere per avere più conoscenze a supporto delle decisioni da adottare. Ed era una cosa risaputa.

A conforto di quanto affermato ecco, appunto, la succitata D.G. con la quale oltre a dimostrare che le idee sono ora più confuse di prima (nessuna meraviglia in tal senso) i nostri eroi si stanno affidando ad un gioco di prestigio, tipo mago Oronzo (quello che con il solo movimento delle dita sporcava la camicia e la cravatta) tirando fuori il classico coniglietto (se preferite fate pure la colomba) dal cilindro presentandolo come il Partenariato Speciale Pubblico-Privato.

Descriviamolo pure, per linee generali, un discendente delle aziende a capitale misto pubblico privato. Di esperienze negative in tal senso ne abbiamo avute, vedasi ad esempio la CSA e la Fiera Campionaria del Salento. Ambedue sono fallite ed hanno lasciato una bella marea di debiti ai cittadini galatinesi. Insomma definiamole pure forme associative tra pubblico e privato con destinazione finale a perdere per la parte pubblica. Della situazione debitoria tra Comune e CSA ne abbiamo parlato ampiamente soprattutto con la transazione finale che ci è costata 450.000 euro ed anche tantissimo altro. Quello che meno si sa appartiene alla Fiera del Salento verso la quale il Comune di Galatina vanta un credito di 74.000 euro che risale ai tempi del Commissario Straordinario Capuano. La Fiera è intanto fallita, nessuna azione di recupero è stata mai fatta prima del fallimento ed ora ci resta soltanto da capire in quali pieghe del bilancio comunale sono stati nascosti questi 74.000 euro per non essere stati portati a debito fuori bilancio perché ormai, anche se con pietose motivazioni tentano di nasconderlo, quello effettivamente sono.

Questa volta però, idee confuse a parte, questa formula “innovativa ed efficace” (così è stata definita) non dovrebbe quantomeno ripetere i disastri dei due casi precedenti perché prevede “l’individuazione di un partner privato, dietro pubblicazione di Avviso Pubblico per manifestazione di interesse con il quale concludere un accordo che preveda in suo favore l’assegnazione in utilizzo del Cavallino Bianco con le sue pertinenze arredi ed attrezzature e con i connessi oneri e rischi per l’attuazione del progetto di gestione e valorizzazione condiviso dall’Amministrazione e finalizzato ad incrementare il ruolo propulsivo del Cavallino Bianco nella creazione di una economia della cultura in grado di innescare una crescita virtuosa della comunità e del territorio (…)”

Un po’ come dire “armiamoci e partite”, oppure se preferite : “voi mettete i soldi, vi assumente i rischi, progettate, operate e tutto è economicamente a vostro carico però io sono partner del progetto”. E perché mai a questo punto il Comune non si mette completamente da parte ricorrendo magari al comodato d’uso piuttosto che al partenariato pubblico-privato?

Ed eccoci al secondo coniglietto dal cilindro magico del mago Oronzo.

Ce lo spiega il punto sei della parte deliberativa che così recita: “in ogni caso, in sede di negoziazione e di definizione del predetto accordo di partenariato potranno essere previste e rese disponibili con successivi ed ulteriori provvedimenti delle specifiche risorse in misura necessaria ad assicurare la sostenibilità economica e finanziaria del progetto e, in ogni caso, nei limiti della disponibilità di bilancio”. Alla faccia della trasparenza.

Dunque vediamo di tradurre in parole povere. Secondo quanto teorizzato potremmo così sintetizzare: “Io mi tiro fuori da ogni impiccio che riguardi la gestione sia economica che programmatica del Cavallino Bianco e, pur essendo partner, non ho nessun obbligo economico nei tuoi confronti però se per esempio siamo in campagna elettorale e tu mi proponi delle belle passerelle elettorali io ti do 40.000 euro qualunque sia la ciofeca che mi somministri”.

A parte le battute definiamole umoristiche, ma non tanto, si potrebbe capire perché mai un operatore economico (lasciamo perdere la barzelletta del volontariato), qualunque esso sia, dovrebbe presentare una proposta che richiede tempo e denaro per la sua elaborazione al fine di partecipare ad un partenariato con l’Ente pubblico senza che lo stesso renda chiare e pubbliche le condizioni economiche alla base dell’accordo senza trincerarsi dietro formule futuristiche e opzionali per una sola delle due parti?