Rubriche/Opinioni/di Piero D’Errico

Galatina – Avrei preferito di no, ma come dice una canzone

“La vita è questa”.

Ho incontrato qualche giorno fa un amico che mi ha fatto notare furtivamente un “santino” con la sua foto, la sua lista e il suo sindaco. La candidatura non ricordo bene in quale lista.

Francamente pensai conoscendo l’amico, ad un caso che può succedere a tutti di “riempimento di lista”.

L’indomani però ne trovai un altro e dopo qualche giorno un altro ancora.

In loro c’era un distacco per la campagna elettorale, un disinteresse che finiva nel momento stesso in cui per qualche motivo, avevano firmato la candidatura.

Non c’era in nessuno la soddisfazione e la difesa di una scelta e men che mai di un’idea, di un progetto di paese, c’era solo l’aver risposto di SI alla richiesta di un favore.

Qualcuno addirittura dava garanzia di non poter dare neanche il suo voto perchè già impegnato e comunque facendo chiaramente capire che a loro della “politica” importava un po’ più di niente. Però, andava bene uguale.

Il loro compito politico finito nel momento stesso della accettazione, il loro compito finito là, nessun interessamento al voto, nessun interessamento alla bellezza della caccia al voto. 

Quando poi, non ricordo più in quale occasione, qualcuno guardandomi dall’alto in basso disse che la sua coalizione contava ben 170 candidati consiglieri in rappresentanza di non so quante liste, “Mamma mia”- esclamai – quante idee, quanta passione è schierata da quelle parti e chissà il malcontento nell’aver dovuto lasciare “fuori dai giochi elettivi” altrettanta qualità.

Piano piano però maturai la convinzione che si trattava di politica creativa una specie di moltiplicazione dei pani e dei pesci, una specie di moltiplicazione di liste e candidati per “vedere l’effetto che fa”.

Ho avuto come l’impressione di una dettagliata ricerca di “numeri” come in una tombola di Natale o di Capodanno, come in un “Gran varietà”.

La ricerca di “numeri” per fare numero.

Candidati per caso, che tutto pensavano tranne al fatto di potersi un giorno trovare in una lista che in fondo poteva essere rappresentativa di chiunque, una sorta di uno vale l’altro e non di uno vale uno.

Ovvio il concetto vale per tutti quelli che lo hanno applicato, ma una cosa è l’eccezionalità che capita, un’altra la normalità che si persegue.

Sono strasicuro che ogni coalizione contiene candidati la cui serietà e professionalità è indiscussa e sono altrettanto sicuro che possono dare un contributo importante al Paese, alla sua crescita, al suo riaffermarsi.

Però mi chiedo se hanno avuto qualcosa da dire o qualche perplessità in merito a questi “numerini” sbandierati con “vanto”.

La “quantità” come indiscusso valore e non invece  dispersione e  ricaduta su famiglie divise.

Nulla contro i “numeri ” o come invece dice qualcuno contro i “numerini” ma per chi come me ha respirato l’odore della “sezione”, sentito la passione di un direttivo che formava, selezionava e preparava con il meglio la lista, impossibile non accorgersi di come il tempo ha cambiato le cose.

C’erano in lista competenze, capacità e idee, ora in lista trovi il primo che capita o il primo che incontri per caso in un angolo di un qualsiasi rione o tra i tavoli di un noto bar.