Rubriche/Opinioni/di Piero D’Errico

Quando per la prima volta dalle pagine di questo giornale e non, ho parlato di Greta, Greta era una ragazzina sola e sconosciuta e da sola combatteva.

Quando con le sue lunghe trecce che spuntano da sotto il berretto di lana, tutti i venerdì non andava a scuola e manifestava davanti al parlamento svedese con cartelli e striscioni i più erano molto più impegnati a seguire le vicende calcistiche di quella o quell’altra squadra oppure a perdersi nelle piccole cose quotidiane di una vita quasi spenta.
Ed ora tutti ci siamo accorti di lei, ci mettiamo in fila davanti a lei e al suo “popolo” pronti ad applaudire, a trasformare la nostra indifferenza in interessata condivisione.
Troppo facile essere oggi tutti d’accordo con lei, con loro.
Sono forse loro a non essere tanto d’accordo con noi.
Proprio noi, tutti noi che non abbiamo saputo nemmeno difendere l’aria e l’ambiente della nostra città.
Che piuttosto che contrastare chi “inquina”, chi fa “danni” abbiamo preferito contrattare o barattare con ben altri interessi.
Ce l’hanno anche con noi, sono certo, con la mia generazione e anche quelle successive per un inevitabile effetto automatico che è nel senso delle loro paure. Perché noi non siamo stati capaci di opporci abbastanza, non siano stati capaci di fare quello che loro ieri hanno fatto.
Greta è stata insultata, definita “isterica”, hanno cercato di offuscare la sua immagine e quel che lei faceva, lanciando più volte sospetti che dietro di lei ci fossero “capitali svedesi”.
Non ci sono riusciti, Greta è ancora là, tra migliaia di suoi sostenitori, tra migliaia di “bambini” che manifestano in oltre duemila località nel mondo.
“LOTTO PER I MIEI NIPOTI ED HO SOLTANTO 13 ANNI”.
Perché non l’abbiamo scritto noi.?
Non sono mai stato sfiorato dal più impossibile dei desideri. Quello di tornare indietro agli anni che non ho più. Impossibile tornarci e ancora più difficile ricominciare daccapo.
Ma ieri si, ieri ho invidiato la loro bella età, vederli sfilare in tutte le piazze del mondo da Roma a Tokyo, da New Delhi a Città del Messico, da Londra a New York, è stato proprio uno spettacolo fantastico.
Avrei voluto avere la loro stessa età e solo per essere insieme a loro in una manifestazione che cambia la vita, una manifestazione che ci lascia un “dopo” che non sarà mai più come prima.
Era accompagnata dalla mamma, la bionda Miriam, era infreddolita e pioveva pure:
HO SOLO UNDICI ANNI, CHE VITA VOLETE REGALARMI ?
Io, Miriam, ti auguro la vita più bella. Quella vita che tu oggi, già nella tua tenera età, chiedi a noi adulti e che ti ha portato a esserci per forza in questa piazza fredda e piovosa, a starnutire dieci, forse venti volte di seguito senza essere mai sfiorata dalla tentazione di andare via prima della conclusione, e che hai lasciato la piazza mano nella mano con tua madre per ultima, quando quasi tutti erano andati già via.
In mano hai tenuto sempre il cartello con quello che avevi scritto la sera prima e quando sei entrata in casa lo ha lasciato fuori. Hai ancora tanta voglia di farlo vedere, hai ancora tanta voglia di lottare, hai ancora tanta voglia di sognare.