Rubriche/di Piero D’Errico
Ci siamo lasciati che l’estate finiva e la scuola cominciava e con il dispiacere che sia una cosa che l’altra, avrebbe tolto soprattutto a ‘Peo‘ gran parte del tempo libero.
Ci siamo un po’ persi di vista, sentiti sempre ma visti poco.
Per festeggiare il Natale, avrei potuto tranquillamente andare sui monti innevati di Aspen o su una spiaggia incontaminata delle Barbados e invece no, non sarebbe stato giusto, sapevo che mi aspettava.
Come avrebbe potuto passare il Natale senza ‘mio Peo !!’
E fu così che appena Peo si liberò di tutti i protocolli e di tutti i riti istituzionali e non, trovò il tempo per dedicarsi a lui che con quel colore della pelle sembrava abbronzato anche a Natale.
L’unica cosa bella dell’inverno è il Natale, ti fa incontrare, ti fa rivedere in giro tanta gente, ti dà occasione per andare in giro.
E così siamo andati in giro a vedere i presepi in tanti paesi e lui ad ogni presepe, ha aggiunto qualcosa di suo, un pastorello o una macchinina o un mandarino o un biscotto nel caso qualcuno avesse fame.
Si perdeva in quei presepi bellissimi, sotto i ponti, sopra i fiumi, in quelle immense praterie di muschio ed ero sempre io a dover dire “andiamo ?”.
Siamo andati in giro a sfidare il freddo e il gelo tra quale colpo di tosse e qualche ecciu’ …..
Qualche film di cartoon in un’ora di punta non prima di aver preso pop corn e coke.
Abbiamo girato tra bancarelle di giocattoli, palline colorate e botti di Natale tutt’intorno le piazze di piccoli e grandi paesi.
E lui aspettava la neve che ha visto solo in TV.
Mi fa: Peo e la neve?
Ed io: verrà, dagli il tempo di arrivare e intanto faccio finta di guardare il cielo per vederla arrivare e così fa pure lui.
Ha voluto comprare il regalo a sua mamma e a suo papa’.
A sua mamma una confezione di due spugne per piatti e un piumino multicolorato per spolverare.
A suo papa’ ha voluto comprare una birra, vista in un bar, dove sulla bottiglia c’è la foto di un signore con i baffi.
E così oggi è Natale, abbiamo finito i fuochi, i pastorelli che avevamo comprato per metterli nei presepi e anche le pecore e abbiamo conservato sotto l’albero, il panettome più buono.
Poi ho guidato la sua mano a scrivere una letterina di Natale che segretamente ha messo sotto il piatto di suo papà.
E’ stato con lo sguardo attento ad ogni suo movimento per vedere se si accorgeva della letterina e quando alla fine del pranzo l’ha scoperta era fuori di sé.
In piedi sulla sedia ha detto ad alta voce ciò che io avevo aiutato a scrivere: VI VOGLIO BENE, poi sono stati baci ed abbracci e perchè no, anche più di qualche brindisi tra noi adulti e anche vaccinati.
E mentre gli occhi dei più emozionati si tingevano si rosso, lui cantava jingle bells …. in perfetto equilibrio sulla sedia ed in perfetto inglese.
Ha fatto le stesse cose che io facevo un secolo fa quelle cose che in quel tempo, facevano respirare quell’aria magica di festa, di gioia, di tradizioni ormai perse nel tempo.
Se sono riuscito a fargli respirare quell’atmosfera che ti fa respirare solo un Natale perfetto, è stato il più bel regalo che gli avrei potuto fare, se non sono riuscito…..pazienza…….. almeno ci ho provato.
Funziona sempre così, quando ci si invecchia i ricordi e le tradizioni diventano un confronto col presente e noi stranamente andiamo sempre ad apprezzare di più “i nostri tempi” e a volte c’era anche la neve.
Era un Natale sicuramente più povero, ma sicuramente più romantico, tra Oratorio e Chiesa, tra recite e cori.
C’erano più preparativi, c’era forse più passione, c’era forse più tradizione e forse anche più amore.
Quelle cose davano al Natale un’atmosfera speciale, quasi di magia e io spero che almeno lui l’abbia respirata, abbia respirato quell’allegria, quella gioia, quell’ aria di festa che io ricordo aver repirato alla sua età.
Quell’atmosfera che non trovi più quando i tanti pensieri e i tanti problemi assorbono quasi tutta la grande bellezza del Natale.
Avrei potuto tirare fuori le parole più belle del mondo per una bella frase sulla fame e sulla guerra, che dura in genere quasi un giorno, ma preso dalla descrizione di un Natale che vi volevo raccontare, ho fatto tardi anche nel farvi gli auguri.
Mi perdonerete, . ….. io volevo solo raccontare quel che penso sia la VERSIONE MIGLIORE DI ME.
Auguri a tutti e perdonatemi il ritardo.