La fortuna di avere uno zio Sindaco

Rubriche/Opinioni/di Veronica Romano

Non avrei aperto bocca se “il fatto” fosse avvenuto alla luce del sole.

Non lo avrei fatto per una ragione di stima che a volte si trasforma in rispetto e a volte in silenzio.

Avrei lasciato da parte ogni argomentazione contraria e in quell’attimo, avrei fatto a meno di pensare ai tanti ragazzi che non hanno le stesse opportunità di chi ha la fortuna di avere lo “zio” Sindaco.

In fondo da sempre “così si è fatto” e chiunque, prima di farlo, non ha mai dimenticato di attribuirsi quella qualità politica che passa sotto il nome di “nuovo”.

E poi una debolezza è concessa a tutti.

L’avrei sicuramente capita, mi sarei torturata per cercare di comprenderla e alla fine  si, ci sarei riuscita.

Avrei forse giustificato il “fatto” come conseguenza, di una forte spinta emotiva, unita all’opportunità  di poter fare direttamente qualcosa per la città, come in  questi casi si dice.

Io non contesto il “fatto”. Troppo facile.

Sarebbe stato sin troppo facile aggiungere al “fatto”, un pizzico di demagogia e un pizzico di populismo per renderlo ancora più “teatrale”.

Io non contesto il “fatto”.  Io contesto la difesa del “fatto”.

Una cosa fatta di nascosto, in maniera indiretta e attraverso contorsioni politiche con cui si è cercato di mascherarla prima e addirittura difenderla poi.

Troppo per una città, narcotizzata da una politica che da troppo tempo non si vede.

Per questo, non incanterà nessuno la sua filastrocca da quattro soldi.

Non riuscirà a nascondere l’evidenza o forse si, ci riuscirá.

Ci riuscirà solo nei confronti di chi è pronto a indignarsi, di chi è pronto a scandalizzarsi solo quando si tratta dei “nipoti degli altri”.

La sua difesa mi fa tristezza, la difesa di ciò che è indifendibile mi fa tenerezza, se la prende con chi il “fatto” ha avuto il coraggio e il dovere di evidenziarlo, non con chi lo ha commesso. Se in politica “resiste”ed ancora  ha un valore “l’etica”,

allora il “fatto sussiste”. Diversamente non esiste né etica, né fatto. 

Qual’ è la “viscida ipocrisia” che vede negli altri e non vede in altri ??

E se appunto, la stessa cosa la facessero “altri” ??

In questi “atteggiamenti” coglie qualche segnale di “nuovo”, qualche segnale di “cambiamento” che non sia uguale al peggio della prima repubblica ??

Non sarebbe stato meglio ammettere l’ ingenuità e non cercare di difendere ciò che neanche si può ??

Nel ringraziare suo “zio” trovi anche il tempo di chiedere scusa e poi insieme se ce la fate, provate almeno ad “arrossire”.