Rubriche/Opinioni/di Piero D’Errico

Perdonatemi se torno ancora sull’argomento, ma la cosa mi sembra così interessante e così intrigante che proprio non riesco a fare a meno.                        Ritorno sull’argomento, poi giuro mi taccio, per l’infinita meraviglia che mi dà, vedere un Governo essere contemporaneamente maggioranza e opposizione.

Continua infatti, incessante e crescente il botta e risposta tra LEGA e MOVIMENTO ormai in disaccordo su tutto.                                                                                                        

Se il MOVIMENTO vuole crescere deve esibire agli elettori tutte le differenze con la LEGA: vogliono tenere i corrotti nel Governo.                                                                        

Se la LEGA vuole crescere deve esibire ciò che fa la differenza rispetto al MOVIMENTO: TAV, autonomia, Roma.                                                                       

Insomma se si differenziano crescono, se non si differenziano crollano. Come se si mantenessero, si sostenessero a vicenda.                                                         

Non mi meraviglierei se nel decreto sblocca cantieri, spuntasse all’improvviso un emendamento sblocca TAV, né se l’autonomia rafforzata, restasse una narrazione  da riportare ancora nei programmi elettorali dei prossimi cinquanta anni.                                                                                                                                                                                      

Poi si affaccia all’improvviso il conflitto di interessi per colpire indirettamente Salvini, poi quel fazioso del compagno Fazio che costa troppo.                                                              

Alla continua ricerca di ciò che divide, mai di ciò che unisce. E il tutto condito da offese anche personali, senza alcun rispetto, senza alcun riguardo.                                                                                                                                        

I loro proclami occupano la campagna elettorale, relegandola ad una corsa a due. Gli altri si accodano alle loro dichiarazioni con puntualizzazioni e sottolineature ma sempre inseguendo, sempre all’inseguimento di quei due.                                              

 Sono loro che dettano i temi e i tempi, sono loro che si lanciano le nuove sfide, le nuove insidie.                                                                                                                       

Scrivo ciò perché è una cosa mai successa, una cosa all’apparenza incredibile e inverosimile, che rompe vecchi e collaudati schemi che si trascinano da anni. Descrivo solo la novità assoluta che però potrebbe essere l’inizio di un nuovo modo di intendere le alleanze, i contratti, la politica.                                                                        

Una nuova filosofia che magari all’inizio ci sorprende, all’inizio ci meraviglia o anche ci spaventa, ma che forse il tempo trasformerà in normalità, quotidianità.               

Quella del GATTO e la VOLPE, è una clausola contrattuale non scritta, ma si sa, tra i due vice premier basta la parola.                                                              Penso che la possibilità di riprendere a governare insieme, sia irrimediabilmente compromessa.                                                                                                                     

Uguale, se lo facessero, anche la loro credibilità. Forse l’esperienza giallo-verde è già finita o forse no, forse alla fine è meglio perdere la faccia che perdere la poltrona.                                                                                                   

Le “vie del Signore” sono infinite, mi ripeteva spesso Don Santo.                                          

Se ancora oggi fosse vivo gli risponderei a tono: “Non pensi Don Santo. Sono infinite anche quelle dei due vice premier”.