Rubriche/Opinioni di Luigi Mangia

Nella storia dell’Italia la politica liberale di destra ha avuto una lunga tradizione e ha svolto un ruolo importante nelle diverse stagioni politiche a partire da quella del Risorgimento per finire nei governi di fine novecento.

Giorgia Meloni, futuro primo ministra del nuovo governo, sta sudando più camicie per darsi un’identità credibile nella politica di destra liberale per potersi accreditare nell’élite e nelle diplomazie internazionali. Giorgia Meloni politicamente è nata ed è cresciuta a Roma nel quartiere della Garbatella e si è formata attraverso i valori della destra sociale.

La sua prima esperienza, nel governo di centro destra è stata quella di ministro della gioventù senza portafoglio. La sua comunicazione è fatta di frasi semplici ed essenziali. La Meloni parla per slogan: “ Dio, patria , famiglia”. Non usa mai la parola “cittadino” e parla sempre di Nazione, di patrioti, di italiani. La sua è una grande fatica per liberarsi di un Dio minore che la lega al passato con il quale la cultura liberale ha chiuso i conti.

La difficoltà nasce dalla superstizione del tempo . Nella storia dell’Italia il 28 di ottobre del 1922 avvenne la marcia su Roma e quindi l’inizio del fascismo di Benito Mussolini. Sicuramente cent’anni dopo la fine di Ottobre del 2022 ci sarà il governo di destra di Giorgia Meloni. Giorgia Meloni nel suo lavoro di leader del futuro governo sta incontrando difficoltà e molti scogli da superare. Lo raccontano le prime pagine dei giornali le quali elencano i no che Giorgia Meloni ha avuto soprattutto dai grandi tecnici ed anche dalla stampa da cui i giornalisti si sono rifiutati di accettare l’incarico di fare il suo ufficio stampa. Il quadro al buio è quello della geografia politica relativo all’anno formazione del nuovo governo in cui per adesso si parla solo di incontri riservati e dei no degli esperti.

La leader di Fratelli di Italia ha portato l’onorevole europeo Raffaele Fitto dall’Europa dove era presidente dei conservatori e riformisti, al Parlamento Italiano per dare forza e contenuti al suo sovranismo politico. Il ritorno alla mitica “fiamma” tricolore del partito di Meloni, dell’onorevole Fitto è solo quello di portare il suo contributo al sovranismo o è anche quello di favorire e facilitare i rapporti con il sovranismo di Varsavia e Budapest?

Mi chiedo gli eletti della maggioranza di destra salentina, quale spazio e quale ruolo intendono avere nel futuro governo? Quale è la rappresentanza meridionale nel futuro governo di Giorgia Meloni? Chiedo: il 40% dei fondi del PNRR al sud sarà rispettato? Come saranno aiutati e guidati gli amministratori locali: presidenti di regioni e sindaci nella progettazione e nella gestione della spesa i quali spesso sono in difficoltà perché mancano le competenze e i professionisti specializzati?

Chiedo ancora se la struttura di supporto organizzata presso il ministero dell’ economia da Mario Draghi e Daniele Franco sarà mantenuta e continuerà a sopportare le amministrazioni del sud nella progettazione e nella spesa? Ci piacerebbe leggere sui giornali il progetto di paese che Giorgia Meloni vuole realizzare nei cinque anni di governo superando le bandiere e le proposte impossibili della campagna elettorale.