Il Sedile

La Regione approva la nuova legge sull’apprendistato e sulle botteghe-scuola

Approvate dal Consiglio Regionale all’unanimità le nuove norme su apprendistato e botteghe scuola.

Cronaca/ di Centro Studi Confartigianato Puglia

Bari – Approvate, all’unanimità, le nuove norme in materia di apprendistato e di botteghe-scuola artigiane. Dopo una lunga gestazione, ieri, il Consiglio regionale ha approvato le nuove norme in materia di apprendistato e di botteghe-scuola artigiane.

La precedente legge regionale in materia di apprendistato, risalente al 2012, era stata ormai superata dalle numerose riforme susseguitesi a livello nazionale. La Puglia è stata fra le ultime regioni a riallineare la propria dotazione normativa rispetto a quanto previsto dal decreto legislativo 81 del 2015, attuativo del «Jobs Act».

Allo stesso modo era rimasto congelato il sistema delle botteghe-scuola artigiane, studiato per dare continuità e prospettive generazionali ad un comparto fondamentale per l’economia regionale, quello dell’artigianato artistico, tradizionale e delle lavorazioni su misura.

C’è da dire che, nonostante la disciplina vetusta, il ricorso all’apprendistato in Puglia è sopra la media nazionale. È quanto emerge da un’elaborazione del Centro studi di Confartigianato Imprese Puglia su dati Inps.

Da gennaio a dicembre scorsi, proprio grazie all’apprendistato, sono stati assunti 13.203 giovani pugliesi. Rispetto all’anno prima, si è registrato un incremento del 29,4 per cento (nello stesso periodo del 2016 ne erano stati assunti 10.200), mentre la crescita in Italia si è fermata al 21,7 per cento (da 234.650 unità a 285.508).

Ancor più impressionante la performance rispetto a due anni fa. In Puglia la variazione positiva è del 113,5 per cento (da 6.183 apprendisti a 13.203), mentre in Italia è del 61,2 per cento (da 177.136 a 285.508).

Più in generale, in Italia, il maggior contributo alla crescita delle assunzioni è stato dato dai contratti a tempo determinato (+27,3 per cento) e dall’apprendistato (+21,7 per cento); sono diminuite, invece, le assunzioni a tempo indeterminato (-7,8 per cento), contrazione imputabile soprattutto al calo del regime premiale sul c.d. “contratto a tutele crescenti”.

 

Exit mobile version