Da 0,35 euro, prezzo alla stalla, negli scaffali sale a 1,50 euro.

Lattelatte1latte2Cronaca/ di Coldiretti Puglia

Bari – Il prezzo del latte, secondo una stima fornita da Coldiretti Puglia, alla stalla sarebbe crollato del 20% negli ultimi 3 mesi fino a 0,35€ al litro, mentre il costo del latte fresco moltiplica più di quattro volte dalla stalla allo scaffale e oscilla attorno ad € 1,50. All’inizio del regime delle quote latte nel 1984 in Italia il latte veniva pagato in media agli allevatori 0,245 euro al litro – ricorda la Coldiretti – mentre i consumatori lo pagavano 0,40 euro al litro (780 lire), con un ricarico quindi del 63 per cento dalla stalla alla tavola. Nel 2000 agli allevatori il latte veniva pagato 0,32 euro al litro mentre i consumatori lo pagavano un euro al litro, con un aumento del 213 per cento dalla stalla alla tavola. Oggi la forbice si è ulteriormente allargata e il prezzo del latte fresco mostra un ricarico del 355 per cento.

Negli ultimi 3 mesi i trasformatori pugliesi hanno deciso unilateralmente di abbassare il prezzo del latte alla stalla, portandolo spesso sotto i costi di produzione che, invece, sono aumentati, In particolare i mangimi (+9,1%) ed il costo energetico (+8%) hanno notevolmente appesantito il bilancio delle aziende zootecniche regionali.

Per questo in maniera provocatoria i giovani allevatori di Coldiretti Puglia hanno regalato il latte fresco pastorizzato ‘100% Muuunto in Puglia’, esattamente a Martina Franca e fatto imbottigliare per l’occasione, ai cittadini – consumatori di Bari e al Presidente della Regione Puglia Emiliano che ha sottoscritto il ‘Manifesto per l’Etichettatura’.

“Oltre all’inganno a danno dei consumatori – incalza il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – si tratta di concorrenza sleale nei confronti degli stessi industriali e artigiani che utilizzano esclusivamente latte locale. L’insidia alla salute dei consumatori e l’erosione della capacità di competere dei nostri allevatori e dei nostri coltivatori dipendono da un unico fattore, dall’assenza di etichettatura obbligatoria sull’origine delle materie prime. Per questo abbiamo chiesto al Governatore Emiliano di sottoscrivere il nostro Manifesto sull’etichettatura, perché tutte le Regioni devono sostenere lo sforzo del Ministro e del Governo lungo la strada tracciata dalla Francia, creando una cintura di sicurezza per i nostri allevatori che devono poter competere alla pari e per la salute dei nostri consumatori debbono poter scegliere in perfetta consapevolezza attraverso l’introduzione dell’etichettatura obbligatoria sull’origine”.

In Puglia a fronte dei 1.939 allevamenti che producono 3,6 milioni di quintali di latte bovino, le importazioni di latte dall’estero raggiungono i 2,7 milioni di quintali, e i 35mila quintali di prodotti semi-lavorati quali cagliate, caseine, caseinati e altro, utilizzati per fare prodotti lattiero-caseari che vengono, poi, venduti come prodotti lattiero-caseari “Made in Puglia”.

Con la pratica troppo diffusa delle offerte e della vendita di prodotti a prezzi stracciati, anche una parte della Grande Distribuzione Organizzata rende insostenibili i costi di una produzione di qualità e realmente garante della sicurezza alimentare. Sono riuscite a sopravvivere con grande difficoltà appena 2.700 stalle, a causa principalmente del prezzo del latte, oggi dovuta non solo alla crisi, ma anche e soprattutto a queste evidenti anomalie di mercato. La vera e unica indicizzazione di cui il comparto zootecnico ha bisogno è il vincolo indissolubile tra il prezzo del latte alla stalla e il costo di latte e formaggi che i consumatori acquistano nei negozi e nei supermercati.

Determinante l’annunciata moratoria sui debiti degli allevamenti da latte e da carne bovina e suina per non fare chiudere le imprese agricole che da troppo tempo sono costrette a lavorare con prezzi di vendita al di sotto dei costi di produzione. Servono misure nazionali di rapida attuazione con una moratoria su mutui e prestiti agli allevamenti di 24/36 mesi, nonché un riposizionamento debitorio dal breve al medio lungo termine ed un impegno straordinario sui fondi di garanzia.

In soli 10 anni in Puglia hanno chiuso circa 3.800 stalle, una agonia veloce e drammatica degli allevamenti, con un crollo pari ad oltre il 58% del patrimonio zootecnico pugliese.