Eventi/di Redazione

Con una nota congiunta, alla luce dei dati allarmanti registrati in provincia di Lecce sui tragici incidenti mortali sul lavoro, Cgil, Cisl e Uil chiedono un incontro con il Prefetto e preannunciano una serie di manifestazioni unitarie di tutto il Sindacato Confederale.

Un primo appuntamento di sensibilizzazione della cittadinanza – si legge nella la nota – è in programma l’11 novembre, alle ore 9.30, in via XXV Luglio, alla presenza dei rappresentanti di tutti i sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil. I segretari generali delle tre confederazioni, Valentina Fragassi, Ada Chirizzi e Salvatore Giannetto, hanno chiesto al Prefetto di essere ricevuti: al rappresentante territoriale del Governo, alla luce dei dati allarmanti registrati in provincia di Lecce, chiederanno un’azione di sensibilizzazione su imprese ed enti di vigilanza, oltreché l’istituzione di un osservatorio provinciale sugli incidenti sul luogo di lavoro“.

In provincia di Lecce- prosegue la nota sindacale – secondo l’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering (che elabora dati Inail), nei primi 9 mesi dell’anno si sono registrate 16 morti sul lavoro, alle quali vanno aggiunti i casi di incidenti mortali in itinere (ossia nel tragitto casa-lavoro). Un dato che colloca il Salento al decimo posto della classifica delle province più martoriate dalla piaga delle cosiddette “morti bianche”, se si prendono in considerazione i numeri assoluti. Se invece si analizza l’indice di incidenza di infortuni mortali sul totale degli occupati (numero di morti per milione di occupati), Lecce risulta la sesta provincia italiana con un indice pari a 71,7 morti per ogni milione di occupati“.

Per capire quanto la situazione locale sia diventata preoccupante – conclude – basti un confronto con i dati regionali e nazionali. In Italia sono morti 731 lavoratori (esclusi i lavoratori deceduti nel tragitto casa-lavoro) nei primi 9 mesi dell’anno con un indice medio nazionale pari a 31,9 morti per ogni milione di occupati; in Puglia la situazione peggiora: i 61 morti (sempre al netto delle morti in itinere) fissano l’indice medio regionale a quota 50 morti per ogni milione di lavoratori.La delicatezza del tema della sicurezza e della salute sul luogo di lavoro, soprattutto nell’anno della ripresa dell’attività economica dopo i pesanti lockdown degli scorsi mesi, chiama in causa tutti: lavoratori e lavoratrici in primis, ma anche imprese, istituzioni preposte al controllo, enti pubblici, decisori politici e cittadini. Tutti dovremmo chiederci quale prezzo siamo disposti a pagare, in termini di salute e vite umane, per la ripresa economica. Per il sindacato confederale la ripresa della produzione non vale il prezzo della vita di nessuna lavoratrice, di nessun lavoratore. Per Cgil, Cisl e Uil non si barattano i diritti alla vita e alla salute col diritto al lavoro. Per noi lavorare in sicurezza è un diritto di tutti.”