Rubriche/PensieriParole/di Piero D’Errico

Dicono di me che da bambino, avevo paura dell’acqua.
Che prendevo la rincorsa per entrare in acqua e una volta toccata con un piede, impaurito battevo subito ritirata.

Dicono però che amavo costruire castelli di sabbia con ponti, fiumi, laghi e strade.
Tanto che per un attimo, diedi a mio padre la grande illusione che da grande avrei fatto l’ingegnere o in subordine il geometra.
Non fu così perché gli anni che vennero, videro cambiate le mie passioni.
Passavo molto più tempo in acqua che a “costruire” sino a provocare l’ira, forse anche per la delusione, di mio padre che dalla spiaggia mi faceva ampi cenni di uscire.
Ma io facevo finta di non vedere.
Poi si sa il tempo passa veloce e mio padre nel frattempo s’era fatto una ragione, non sarei di sicuro
diventato un bravo ingegnere e neanche un bravo geometra.
Mi piaceva l’estate per il divertimento che portava e che portava noi giovani ad andare in giro la notte e dormire il giorno.
La notte sempre in giro tra discoteche, bar, feste e concerti e il giorno a recuperare il sonno non fatto la notte. Insomma ogni periodo ha avuto le sue passioni, le sue emozioni, le sue canzoni.
Siamo passati da “Sapore di sale” a “Stessa spiaggia, stesso mare”.
Da Morandi a Baglioni da De Gregori a Venditti.
Abbiamo cantato con i Pooh, “Sognato la California”, ci siamo sentiti davvero “Vagabondi” poi quando il cielo diventava grigio, avvolti da un sottile strato di malinconia abbiamo cantato “L’estate sta finendo”.
Siamo passati dai Cugini di Campagna a Battisti, ci siamo divisi tra Beatles e Rolling Stones.
Poi è arrivato VASCO e davanti a lui ci siamo, musicalmente parlando, inchinati.
Poi dell’estate abbiamo felicemente scoperto, insieme ai suoi aspetti positivi, anche gli aspetti negativi.
Non volevamo bagnarci i capelli, cominciava a darci fastidio il sole, il sale, la sabbia.
E allora l’abbiamo divisa e metà tra odio e amore.
Amiamo l’estate per le cenette all’aperto, sotto un cielo stellato e la luna piena.
Siamo diventati romantici e poeti, abbiamo avuto l’ ispirazione per dediche e poesie.
Amo l’estate perché a me, che sono abituato a mangiare a prescindere, accende i sensori del gusto, mi sprigiona un inarrestabile desiderio di “sottaceti”, perché dopo aver attraversato fiumi di Vodka e sbarcato al ritmo di una “baciata” e di un mojito, mi sono legato ai “sottaceti”.
Amo l’estate perché ci vestiamo da giovani, mischiando colori così sgargianti che nessuno mai ha osato fare prima.
Odio l’estate perché porta con se un tormentone, perché quando soffia il vento di scirocco, è come se un temporale ti avesse sorpreso per strada.
Amo l’estate per quel profumo di deodorante o di protezione solare, che ti dà l’impressione di avere l’arbre magique appeso sotto l’ombrellone.
Amo l’estate perché la pioggerellina d’agosto, lascia un profumo di terra bagnata oltre a sollevare come diceva mia madre, un “faugno” che ti fa appiccicare addosso quello che indossi sino a farlo diventare tutt’uno con la pelle bruciata dal sole.
Amo veder passare una nonnina di 90 chili con i bikini all’uncinetto o quando in lontananza mi accorgo di un “anzianotto” con le mutande aderenti e sgambate.
Amo veder scolare il trucco sciolto dal caldo e odio quei granelli di sabbia, a cui anni prima avevamo legato un grande amore, che mi saltano addosso sollevati da un passante frettoloso o da un bimbo troppo giocoso che se non avesse avuto i genitori vicini, avrebbe potuto assaggiare la potenza del mio sinistro sino ad arrivare senza fatica e senza braccioli, in riva al mare.
E quando decidi di fare una passeggiata sul bagnasciuga, mentre sei distratto dal c…..olore di una che ti taglia la strada, metti il piede in una buca appena costruita da un bambino che comincia a strillare, mentre tu perdi l’equilibrio e vai a rotolare sotto l’ombrellone di un turista tedesco che si trova improvvisamente il giornale completamente bagnato e lui pieno di sabbia, mentre la moglie che a fianco sta gustando una fetta di anguria, se la ritrova coperta di sabbia e non sa decidersi se buttarla o se pulirla.
E tu che intanto sei finito con la faccia nella sabbia cerchi di alzarti e senti intorno a te frasi in tedesco, irrispettose risate e offerte di aiuto.
Ti alzi, fai finta di niente mentre dentro di te ti lasci andare in imprecazioni indicibili.
Insomma l’estate si ama e si odia per mille cose, ma quando poi ti vedi circondato, avvolto da zanzare che non ti danno tregua, che sopravvivono a citronella e basilico, quando nella speranza di farne fuori qualcuna,
ti schiaffeggi in continuazione tutto il corpo, allora ti viene voglia di gridare aiuto.
E ancora non è finita. Quando quella sera che aspetti e che da sola dà un senso all’estate, ti vedi spuntare un bubbone in fronte e altri più piccoli sparsi sul viso, per colpa delle punture delle zanzare, allora è proprio in quel momento che gridi: aiuto!!!
E quando finalmente finita la cena prendi la via dell’uscita più arzillo che mai, contento d’essere riuscito a camuffare quelle fastidiose punture, fai uscire per galanteria tutta la compagnia, chiudi la porta dietro di te, fai quattro passi per andare a prendere la macchina e vedi una nuvola puntarti e inevitabilmente
venirti addosso.
E ti accorgi che è una nuvola di zanzare, di quelle affamate, nascoste ad aspettarti.
Allora non ne puoi proprio più e urli al mondo: ODIO L’ESTATE e poi ancora più forte: VAFFANCULO, tra l’incredulità dei presenti e dei passanti che si girano tutti verso di te.
E tu: NO, NIENTE. NON CE L’AVEVO CON VOI.