Rubriche/PensieriParole/di Piero D’Errico

La mia casa era a metà strada tra la spiaggia e il bar che frequentavo e non per le cose buone che faceva o meglio non solo per quelle.

C’era infatti dietro il bancone a porgere con dolcezza ed eleganza ciò che il cliente sceglieva, una mia coetanea che quell’anno avevo tutta la buona intenzione di conoscere.

Sapevo dove trovarla.

Ogni mattina andavo a fare colazione in quel bar, cornetto alla crema e caffè.

Sì, prendevo caffè per darmi arie da grande ma se l’avesse saputo mia madre, di sicuro non avrebbe fatto salti di gioia.

Quell’anno mi prese quella strana voglia di farmi notare, non volevo  passare inosservato.

Volevo che “ lei “ notasse le 27 magliette, tutte rigorosamente all’ultima moda, anche se un po’ erano dell’ anno precedente.

Per questo, ogni volta che entravo, avevo sempre una “tenuta” impeccabile, qualcosa di nuovo, un solenne abbinamento di colori e di profumi.

Insomma ci tenevo, salvo poi a ripassare da casa a cambiarmi e indossare cose sistemate a parte che non facevano parte della  collezione ufficiale di quell’estate.

Erano magliette più comuni che potevo sudare, sporcare e anche buttare.

Quella mattina avrei fatto sicuramente colpo, forse l’avrei conquistata  con qualche sguardo, con qualche parola e forse con qualche appuntamento.

Quella mattina presi la mia bici e i soldi, mai monete, pagavo solo con banconote, l’idea che fossi pure ricco non guastava, e mi avviai al solito bar.

Il suo sguardo non avrebbe potuto scansarmi. Troppo forte.

Parcheggiai poco distante la bici, mi diedi un’aggiustatina, vidi lei libera dietro il bancone e entrai.

Prego – mi fa. Ed io: – un calzone alla crema –.

Si udì nel bar una fragorosa risata, la sua.

Ed io: – ma per che cazzo ride questa -.

Io non mi ero ancora accorto, lei si.

Quando mi resi conto, mi venne una gran voglia di sparire.

Avrei voluto nascondermi dietro il bancone, ma meno male mantenni i nervi saldi, e cominciai con rabbia a sgranocchiare quel “ cornetto alla crema” che improvvisamente aveva cambiato anche sapore.

Non dissi neanche buongiorno, mi confusi tra la gente e sgattaiolai fuori, ancora paonazzo in viso.

Lei non era stata neanche sfiorata dall’idea che la mia fosse stata una battuta di spirito. Niente, rideva e neanche cercava di trattenersi.

Insomma avevo fatto la figura dell’imbranato, o almeno così mi dissi cento volte.

Ma da dove m’era venuto di dire: un calzone alla crema. Proprio io che da sempre  preferivo il rustico.

Sarà stata la vendetta del calzone – pensai.

Cominciai a studiare da subito la strategia per rimettemi in gioco, volevo rifarmi da quella caduta di stile.

Beh!!! feci il giro delle boutique al centro più volte e dopo varie riflessioni e pensamenti scelsi la ventottesima maglietta dell’estate.

Uno schianto, roba da togliere il fiato.

Mi faceva agile e snello e non ricordo più quante altre cose.

Insomma mi fece coraggio, più mi guardavo e più mi rendevo conto di essere al TOP, di essere pronto per il gran ritorno in quel BAR.

Parcheggiai la bici al solito posto, solita aggiustatina, poi alzai gli occhi

e vidi la saracinesca abbassata  e un cartello attaccato con su scritto: RIAPRIREMO LA PROSSIMA ESTATE.

E che diamine è appena il 15 settembre – mi dissi.

Si era proprio il 15 settembre,  ormai poca gente in giro, e ogni giorno sempre meno, ma io ero troppo preso per accorgermene.

Avevo perso l’ultimo treno. Pazienza.

Conservai la maglietta, così come l’avevo comprata, etichetta e scontrino compreso. Avrei ritentato il colpo l’estate dopo.

Poi quel “calzone alla crema” diventò un lontano ricordo, a volte in qualche bar, ebbi a ripeterlo, però si vedeva che lo facevo a mò di battuta, per essere spiritoso e ironico al punto giusto.

E quindi ero io a ridere per primo.

A questo punto, mi starete sicuramente dicendo: – poco male, sarai di sicuro fortunato al gioco -.

Beh…………..vi dirò:  NEANCHE.