Cronaca/Politica/di Leonardo Donno parlamentare M5S.

Nell’ottobre 2019 erano 728. Un anno dopo (ottobre 2020) erano scese a 678: 50 in meno. E adesso gli alloggi popolari Arca Sud occupati senza titolo in provincia di Lecce registrano di nuovo un aumento: sono 16 in più da ottobre scorso ad oggi.

I numeri, tutt’altro che incoraggianti, emergono dall’ennesima richiesta di accesso agli atti presentata dal deputato salentino del M5S, Leonardo Donno, all’ente gestore degli alloggi  in questione, ossia ArcaSud Salento. L’obiettivo di questa battaglia, sposata dal deputato dal momento del suo insediamento, è sempre lo stesso: «ripristinare la giustizia sociale e mettere fine alla guerra tra poveri che la stessa burocrazia, spesso, innesca – rimarca – Bisogna far luce sulle azioni di contenimento e prevenzione del fenomeno messe in campo, evidentemente insufficienti. Ed è un percorso che richiede uno sforzo congiunto e un monitoraggio costante».

«I documenti  pervenuti da ArcaSud – commenta Donno, al margine dell’ultima richiesta di accesso agli atti – fanno sorridere amaramente. Se da un lato in alcuni Comuni (soltanto 6 per l’esattezza) si registra un lievissimo calo delle occupazioni abusive, dall’altro il numero di occupazioni illecite nella maggior parte dei casi  è rimasto invariato. In ben 13 Comuni è addirittura cresciuto, anche fino a 3 unità. E non va tanto meglio per le procedure di decadenza inevase – incalza ancora – dove ci sono 11 Comuni che  si sono attivati, ma con uno o due sgomberi al massimo ciascuno; 7 comuni in cui le pratiche sono addirittura aumentate e i restanti in cui la situazione è rimasta esattamente la stessa. Immobilismo – sentenzia il deputato – non ci sono altri termini per riassumere un quadro così desolante».

Vediamo allora i numeri nel dettaglio, partendo da quello sugli immobili occupati in modo coercitivo e senza titolo alcuno. «Maglia nera per Nardò e Maglie – illustra Donno – Nel primo Comune, da ottobre scorso ad oggi, risultano tre occupazioni abusive in più (per un totale di 61).  Due in più invece a Maglie (che sale a quota 7 occupazioni abusive).

Calimera, Casarano, Galatina, Galatone, Leverano, Monteroni e Taurisano sono gli altri comuni in cui la situazione non solo non è migliorata, ma in ciascuno si registra un’occupazione abusiva in più rispetto a quelle già note lo scorso anno.

Solo Campi Salentina, Cavallino, Gallipoli, San Cesario, Spongano e Ugento registrano il dato opposto: in ciascuno almeno un’abitazione risulta liberata da occupanti abusivi (solo nel caso di Ugento sono due) e dunque assegnabile a chi realmente ne ha diritto».

Capitolo a parte, ma sempre di occupazioni illegittime trattasi, quello delle pratiche di decadenza inevase. In questi casi – è bene ricordarlo – i residenti, inizialmente legittimi assegnatari, ad oggi ne hanno perso i requisiti e devono lasciare l’alloggio, che non gli spetta più.

Casarano, Cavallino, Copertino, Galatone, Guagnano, Salice, San Cassiano e San Cesario sono gli unici comuni in cui almeno una pratica di decadenza è stata evasa e, di conseguenza, un immobile restituito all’ente. Negli altri la situazione è rimasta inalterata, «qui nessuno sgombero, nel giro di un anno, è stato eseguito. E, di conseguenza – sottolinea Donno – non c’è stato uno scorrimento della graduatoria in favore di chi attende da anni il proprio turno, avendo tutte le carte in regola per poter godere di un alloggio ERP».

La situazione è peggiorata poi a Collepasso, Cutrofiano e Squinzano: ciascuno ha una pratica di decadenza in più, sempre da ottobre scorso ad oggi. Due pratiche in più si registrano a Nardò e Scorrano. Tre in più soltanto a Lecce.

«Dopo lettere di sollecito inviate ai singoli Comuni interessati dal fenomeno, interrogazioni parlamentari, incontri in Prefettura ed esposti in Procura – commenta Donno – lo scorso anno sembrava che, a timidi e lenti passi, qualcosa stesse cambiando. È vero, in quest’ultimo anno la pandemia ha inferto un duro colpo alle famiglie e nessuno intende lasciare per strada la povera gente. Analizzare caso per caso, di concerto con i Servizi Sociali di ogni amministrazione,  è più che giusto e doveroso.

Ma bisogna anche ammettere che non può essere questa l’unica giustificazione ad un immobilismo amministrativo che, negli anni, è diventato terreno fertile per alimentare ingiustizie, soprusi, piani criminali, trasformandosi anche in terreno fertile per campagne elettorali sulla pelle di chi ha bisogno. Ripristinare la giustizia – continua il deputato – non significa di certo fare di tutta l’erba un fascio. Ma far rispettare dei criteri fissati per Legge, questo sì. Una Legge uguale per tutti e che, se rispettata, ripristinerebbe realmente un equilibrio sociale. Senza sotterfugi, raggiri o azioni di forza.

Confido nella Magistratura e sono pronto a tornare a bussare nuovamente alla Sua porta. Così come al Prefetto – annuncia – chiederò un nuovo incontro, per focalizzare l’attenzione su un fenomeno consolidato, sfociato già in inchieste (basti pensare al caso Lecce) e ancora profondamente e pericolosamente trascurato dalla politica e dalle istituzioni locali.

Infine – conclude Donno – considerato l’imminente appuntamento alle urne, alcuni dati risultano più preoccupanti di altri. E, per giunta, sono una conferma ad una situazione già critica e nota, che ho segnalato da tempo. A Nardò, per esempio, da ottobre scorso ad oggi le occupazioni abusive sono aumentate di 3 unità (per un totale di 61 attuali) e le pratiche di decadenza al palo di tre (passando a 31 totali). Risale al novembre 2020 un esposto presentato dal sottoscritto e avente come oggetto un audio quantomeno sospetto.

Si trattava – ricorda Donno – di una registrazione di chiamata privata in cui un’inquilina di alloggi popolari a Nardò riferiva di nuove occupazioni abusive all’interno del suo immobile di residenza. Occupazioni  coercitive che  – sempre stando a quanto detto dalla donna – sarebbero state agevolate da un soggetto esterno all’amministrazione, ma notoriamente vicino alla stessa. E, ad oggi, candidato a supporto del sindaco in carica, Pippi Mellone. Una vicenda, anche questa, posta all’attenzione della Magistratura leccese. L’unica a cui spetta accertare la veridicità o meno dei fatti – conclude Donno – di certo, però, il caso specifico ci ricorda quanto la trasparenza, l’attenzione sempre alta e il monitoraggio costante del rispetto della Legge, siano fondamentali per garantire giustizia e fugare ogni dubbio. Per questo – conclude Donno – farò tutto ciò che è in mio potere per contribuire alla soluzione di questa problematica e, di conseguenza, al ripristino della legalità».