Rubriche/PensieriParole/di Piero D’Errico

Cominciai molto presto a prendere confidenza con le “scartoffie”.
Molto mi aiutarono quei nove mesi su dodici passati a fare il servizio militare in “fureria”.

Mi avevano dato esperienza, mi avevano fatto imparare, mi avevano abituato ad un “reciproco rispetto”.
Avevo legato e imbavagliato quella mia infondata “voglia di grandezza” che avrebbe voluto facessi altre cose, le più stravaganti, le più fantasiose.
E non fare invece quel lavoro come tanti altri, quel lavoro uguale a tanti altri, quel lavoro troppo comune che mi era capitato.

Un chilometro a piedi per arrivare, un chilometro a piedi per tornare la mattina, uguale il pomeriggio.
Ho dato una mano e mi hanno dato una mano, ho scritto una infinità di “relazioni” per altri più importanti e vi dirò, a rileggerle oggi dopo tanti anni, sono ancora attuali.

Ho fatto i conti con invidia e arroganza, con stupidità e “sapienza”.
Non so se ho vinto io, di sicuro non ho perso.
In via DIAZ, 14 si sono incrociate tutte le storie belle e le storie brutte della mia vita.
Tanto bene, tanto male.
Si è toccato il cielo tanto da temere il “non ritorno” e si è sbattuti a terra in più di un ritorno.

In quell’ufficio, dove si è contemporaneamente, agli occhi della gente, GENIALITA’ e STUPIDITA’ , dove si è talento e si è ignoranza.
Ho finalmente riparato quella “porta scalata” da cui velocemente è entrato il “tempo”, l’ho chiuso fuori e nel bene e nel male io, ci sono ancora.
Sono soltanto a metà del mio percorso, anzi a meno della metà.
Per scrivere la seconda e più parte, ho pronta una penna originale col pennino e un calamaio pieno sino all’orlo di inchiostro blu. Spero basti. In quell’epoca si sarà tornati a scrivere così.
Mi restano appena 100.000 altre cose da fare, 100.000 altre cose da affrontare, affrontare cambiamenti, mutamenti e nuovi eventi.
Ed io ancora a correre, a imparare, a cercare, a trovare.
Non capisco perché mi guardate così, in un modo così strano.
Mi sa che non ci credete.
Beh, …. neanch’io.