Cronaca/di p.z.

La torre è rimasta orfana del suo orologio. Quell’orologio spesso bistrattato, maltrattato per 100 euro al mese. Tanto era il compenso pattuito con un operatore commerciale del posto affinché quotidianamente salisse la stretta scaletta che porta all’orologio per dare la carica al suo ingranaggio meccanico e farlo funzionare.

Eppure il nostro non è un orologio qualsiasi. Come evidenzia la dott.ssa Rosanna Verter in una sua ricerca trattasi di un orologio il cui meccanismo è stato costruito nel 1877 e tale è rimasto sino ai nostri giorni.

Ha scandito le ore, i minuti ed i secondi della vita quotidiana di intere generazioni per oltre un secolo e mezzo. Poi il tempo, l’incuria, il disinteresse ed il disamore per le bellezze, la storia e la cultura della nostra città hanno avuto il sopravvento e già dai tempi della Giunta Montagna è stato deciso di “fermare il tempo”.

Con vicende e risultati alterni l’orologio saltuariamente ha ripreso a funzionare. Tantissimi si sono appuntati le medagliette di eroi per aver fatto la spola su quella scaletta per farlo funzionare. Io ne conosco una decina di questi medagliati dei quali una larga parte lo ha fatto per specifici interessi (appena venuti meno è svanito anche l’amore) e solo per pochissimo tempo, ma non è questo di cui intendo parlare perché la preoccupazione maggiore di tanti cittadini è quella che, al suo ritorno nella torre, l’orologio possa aver perso la maggior parte di quelle sue qualità che lo annoveravano tra i pochissimi esemplari ancora esistenti in Italia.

La preoccupazione, in altre parole, è quella che il suo ingranaggio possa venir manomesso e trasformato per renderlo autonomo nel suo funzionamento. Speriamo non vengano effettuati interventi radicale e che, se proprio non vi fosse più la volontà di farlo funzionare secondo il suo originario concepimento, che quantomeno l’intervento sia il meno invasivo possibile.