Il Sedile

Racconti sotto l’ombrellone: Francesco Ragona/Cortile

Rubriche/PensieriParole/ di Marino Giannuzzo

Ringraziamo l’autore per aver consentito alla pubblicazione del suo romanzo che troverete su queste pagine ogni domenica con un nuovo episodio.

Link capitolo precedente: https://www.ilsedile.it/racconti-sotto-lombrellone-piero-giannetti/#more-28344

Francesco Ragona

Francesco aveva superato ormai da un pezzo i suoi ventotto anni. Il lavoro lo impegnava totalmente e non gli restava tempo neppure per mangiare, diceva lui, ed era vero, perché spesso doveva approfittare dei tempi di pausa dal lavoro per il disbrigo di qualcosa che non poteva essere disbrigata in altro modo, in altro tempo o da altra persona.

Così accadde quel giorno quando gli si presentò Piero Giannetti, il fotografo. Era quasi mezzogiorno e gli operai si preparavano per la pausa pranzo. Anche Francesco era sul punto di avviarsi verso la casetta in lamiera zincata del cantiere. Fu sorpreso nel vedere comparire il fotografo, ma immediatamente si rese conto che per lui qualcosa non era andata per il verso giusto. Piero era stato incaricato per il servizio fotografico per il suo matrimonio, che doveva avvenire fra un mese circa, ma non riusciva a trovare una connessione tra il futuro impegno del fotografo e la sua visita in cantiere. -Che abbiamo, Piero? Ti vedo un po’ strano oggi! Cos’è successo?- gli chiese, stringendogli la mano, prima che questi dicesse: -buongiorno, buongiorno a tutti- rivolgendosi anche agli operai, ai quali ormai si era andato avvicinando. Poi abbassando il tono della voce: -ho bisogno di parlarti.

Allontaniamoci, andiamo nella mia macchina.- suggerì Francesco. Fecero qualche decina di metri e appoggiati ad una autovettura Piero riassunse in poche parole ciò che era accaduto. -Io come posso esserti utile?- chiese l’impresario per concludere. -Innanzi tutto mi sembrava corretto farti sapere cosa mi è successo nel caso io non potessi fare il servizio fotografico per il tuo matrimonio, poi avevo bisogno forse di sfogarmi con qualcuno e ho ritenuto che tra i pochissimi con cui posso confidarmi c’eri tu ed economicamente non so se sarò in grado di rimettere su lo studio che possa essere efficiente come prima. -Ok. Sei assicurato? -No, purtroppo. -Peccato. Comunque credo che una soluzione si troverà. Tu hai qualche idea? -In questo momento nessuna. Anche perché quel poco denaro che ho da parte non è sufficiente neppure per rimpiazzare la metà di quanto mi hanno rubato, senza tenere conto dei danni al locale e ai mobili. -Una mezza idea io ce l’ho. Il servizio fotografico per il mio matrimonio quanto pensi debba venirmi a costare? Piero glielo disse. Francesco lo guardò fisso negli occhi, poi soggiunse: -Piero, ti conosco ormai da alcuni anni e credo di potermi fidare. Se quanto io ti dovrò dare te lo anticipassi ora pensi che potrebbe aiutarti a risolvere i tuoi problemi? -Se non me li risolve al cento per cento me li risolverebbe sicuramente almeno all’ottanta per cento.-

Francesco s’allontanò di alcuni passi, aprì lo sportello della sua auto, prese il portafogli, tirò fuori il blocchetto degli assegni, ne firmò uno, dopo averlo compilato, e glielo diede aggiungendo: -quando sarà il momento faremo i conteggi del dare e dell’avere. Per ora vai a risolvere i tuoi problemi.- Piero abbassò la testa, quasi vergognandosi del suo bisogno. Il carpentiere gli mise due dita sotto il mento e gli sollevò la testa: -non te li sto regalando. Te li sto soltanto anticipando. Quindi alza la testa e tienila alta.- -Grazie di tutto. Io non ti avrei chiesto nulla perché non avrei avuto il coraggio. Volevo solo confidarmi con te, avere qualche suggerimento da un amico che stimo… -Va bene. Sappi che mi sono avanzato a fare ciò che ho fatto proprio perché immaginavo che tu non me l’avresti chiesto e perché anch’io ti stimo. -Grazie, grazie di nuovo, Francesco… E così dicendo lo abbracciò. Poi si voltò quasi di scatto, come per nascondere un qualche sentimento a cui non voleva cedere, e s’incamminò verso la propria auto.

Francesco lo seguì con gli occhi e con un sorriso mesto sulle labbra, fin quando non vide scomparire l’amico e l’auto dietro una curva della strada.

Cortile

-I Ragona sono diventati persone importanti, ora,- se ne uscì una mattina Santina la carmelitana, così soprannominata a causa dell’abitudine che aveva di muoversi nel vicinato quasi sempre a piedi scalzi, -i figli studiano e la signora Maria non lava più le scale a nessuno. Potrebbe pensare alla dote di sua figlia però, invece di farla studiare, perché il sole non splende tutti i giorni e nemmeno tutto l’anno… -Avranno trovato qualche tesoro da qualche parte. Io non riesco a capire come facciano- aggiunse Nunzia, una ragazza sui vent’anni, prossima a maritarsi con un agente di polizia penitenziaria, col quale spesso facevano mille congetture per risparmiare, anche poco, sulle spese per il matrimonio imminente. -Dio vede e provvede- aggiunse la vecchia Margiotta, che da qualche tempo congetturava di far maritare la nipote Bettina con Tony. -Il grande è un ragazzo d’oro e ne ha fatta di strada.- -Ma fatemi il piacere, signora Dora,- ribatté Nunzia, infastidita -ragazzo d’oro. Ognuno è quello che è. Non è né migliore né peggiore di tanti altri. Certo che muratore è.- -No, carpentiere. E anche bravo e che ci sa fare. Almeno queste sono le voci che circolano…-ribatté a sua volta la vecchia Dora Margiotta.

-Anche Tony non scherza- aggiunse Santina, che, pure lei, qualche peccatuccio di intenzione e di desiderio lo faceva nei riguardi del giovane e proseguì: -anche lui s’è fatto un bel giovane e, a quanto pare, anche una buona posizione-. -Intanto fra quindici giorni il grande si sposa. Prenderà Giulia Mortella, la figlia del segretario comunale. Una bella ragazza, non c’è che dire, impiegata presso la banca Tamburrano, e così i soldi portano soldi. Ma lasciamo fare alla volontà di Dio- concluse Santina, che di Francesco non le importava proprio nulla. Poteva sposare anche la regina d’Inghilterra: lei ne avrebbe avuto piacere e, se le riusciva di farselo cognato, avrebbe avuto ancora più piacere. -Ragazze, matrimoni e vescovadi da Dio son destinati- concluse la vecchia Margiotta, che avrebbe voluto continuare il pettegolezzo per sapere se Tony era fidanzato, se era libero, se aveva intenzione di sposarsi. Insomma se lei poteva ancora avere qualche speranza di dargli in moglie la nipote Bettina, anche lei una bella ragazza, a suo parere, che aveva dovuto interrompere gli studi del liceo per scarso rendimento. Tale motivazione da lei era ritenuta un segreto, ma di fatto tutti sapevano che Bettina, malgrado la sua bellezza, non aveva incantato i professori, che per ben due volte le avevano fatto ripetere la stessa classe, ed era giunta alla bella età di ventiquattro anni rifiutando quasi tutti i pretendenti perché aspirava ad un matrimonio sfarzoso e con persona benestante.

Aveva concesso a qualche giovane di frequentarla più assiduamente, ma dopo poco tempo questi se n’era allontanato ritenendola arrogante e con un cervello da gallina. Tuttavia lei continuava a mostrarsi vivace con gli amici, ma tutti gli amici la ritenevano esclusivamente un’amica, non sempre affidabile. Anche Nunzia e Santina conoscevano quanto avveniva alle spalle della nipote della signora Dora Margiotta, ma lei non sapeva ciò che tutti sapevano. Il discorso era andato scemando e, poiché nessuno aveva interesse a tenerlo in vita, Nunzia salutò e s’avviò verso la porta di casa sua. Santina salutò, anche lei, e rientrò in quella propria. Seduta davanti alla porta della sua rimase la Margiotta, che, non avendo con chi conversare, stette muta e cominciò a viaggiare a ritroso negli anni con la fantasia e rinnovando i ricordi belli e brutti che la vita le aveva riservati.

 

 

 

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