Le ampie sale del Cavallino Bianco non bastavano a contenere tutti. In angolo eravamo tutti quelli della quarta B…anche lei Mariù”

stelle-filanti-e-coriandoli-di-carnevaleLettere/ di Piero D’Errico

Galatina – Avevo un vestito blu di velluto liscio, una camicia bianca sbottonata e coriandoli dappertutto anche nei mocassini di vernice nera che avevo ai piedi.

Quelle ampie sale del Cavallino Bianco,  non bastavano a contenere tutti, muovevamo a stento le gambe facendo finta di ballare in quella organizzatissima e riuscitissima serata del COMMERCIALE.

Grande partecipazione insieme a  quasi tutti gli alunni dell’Istituto Tecnico Commerciale  M. LAPORTA.

Eravamo in un angolo del Cavallino Bianco, ed eravamo tutti quelli della quarta B, insieme in classe, insieme anche in quel veglione.

Camminavamo su coriandoli, non si vedeva un solo pezzo di pavimento e le stelle filanti scendevano come fili di  seta dai palchi tutti occupati.

Ed eravamo ancora tutti insieme alla fine della serata quando verso le tre del mattino o anche dopo, si passò alla elezione della MISS COMMERCIALE  1970. Dissero il nome di una ragazza del Villaggio Azzurro che era nella nostra classe e con noi in quel momento, MARIU’.

Avrei preferito facessero chiunque ma non lei,  tutti gli occhi le erano addosso, ed io non mi sentì più, in quell’attimo, alla sua altezza.

Applaudendo le facemmo spazio e lei si avvio verso il palco.

Sul palco cominciarono i festeggiamenti, le domande, gli applausi e tutta la classe si avvicino sin sotto il palco a chiamarla, salutarla, a mandarle baci, farle gli auguri. Io no, io rimasi lì dov’ero quasi impaurito,  avevo paura che quell’elezione a miss commerciale avrebbe cambiato le cose, avrebbe alterato l ‘amicizia profonda che ci legava.

M’era d’improvviso calata una forte malinconia, invece d’essere contento, invece d’essere  lì a festeggiare con gli altri, ero triste e annoiato.

Un misto di gelosia e invidia che non aveva una ragione, non aveva un motivo, m’era arrivato addosso tra coriandoli e stelle filanti.

Mi sentivo piccolo, piccolo, sudato e impacciato.

Quando i festeggiamenti stavano per finire e lei  era ancora sul palco con fascia e corona, mi avviai malinconicamente verso l’uscita che allora era dalla parte opposta a quella odierna.

“Muratti” accesa e passo lento, ero arrivato quasi alla porta d’uscita quando mi sentì chiamare ad alta voce, la musica era alta ma riuscii a sentire, forse aspettavo, forse non aspettavo altro.

Vidi  l’intera mia classe e lei, la miss,  che venivano verso di me quasi a fermarmi e lei, la miss, mi prese per mano e insieme tornammo indietro.

Forse aveva capito tutto, ma io: “volevo solo vedere se pioveva” – dissi.                                                               Ma che pioveva, il cielo era stellato come mai e la giornata era stata di quasi estate.

Le feci gli auguri e per tutta la sera cercai di convincere un po’ tutti che non me ne stavo andando via.

Secondo me, non fui  creduto, gli occhi rossi che avevo mi avevano tradito.