Un lago, un ruscello, un ponte e sopra un cielo che è sempre quello.

Rubriche/PensieriParole/di Piero D’Errico

Il Natale lo vedi con gli occhi della tua età.
Da bambini, la “letterina” sotto il piatto di papà e la sorpresa quando a qualche “pasto” dalla frutta, involontariamente la trovava.


In quella “letterina”, scritta con la penna che non macchiava e con l’attenzione necessaria per non dover “scancellare”, si finiva sempre per promettere di essere bravi, buoni e ubbidienti e nel frattempo si elencavano una serie di regali.


Qualche regalo arrivava, ma solo qualcuno.
Poi l’età degli amici, si passava finalmente il Natale da soli, senza il peso asfissiante, anche quando non c’era motivo, dei genitori.


Si andava in Chiesa e lo stare insieme ad amici ed amiche che di solito coincidevano sempre con l’intera classe, era già una festa. Una festa che si aggiungeva alla festa e che coincideva con un lungo periodo di vacanza.


Venne il tempo delle grandi tavolate tra amici e parenti a rincorrere marmocchi che correvano di qua e di là e che magari sul più bello si addormentavano o peggio ancora cominciavano a strillare e non c’era verso di farli smettere.


Era tempo di prenotazioni e di ristoranti, e qualche calice di vino bianco che traboccava, pronto all’uso.
Poi l’attesa dell’invito dei figli, il piacere di stare insieme, magari esagerare, magari tra lo sguardo fulminante di chi ti ricordava tutto ciò che “ti fa male”.


Ogni Natale ha la sua bellezza, ci vede crescere, ci vede invecchiare, poi un giorno ci trova diversi, sciarpa al collo e berretto in testa a una memoria più corta.
Scopre qualche ruga, qualche capello in meno, qualche capello che non si arrende, che è rimasto ancora “nero”.

Lui” però non cambia mai, “Lui” conserva sempre il suo fascino, la sua bellezza. E’ occasione che ti fa ricordare il tempo che è passato.
Ricordo il profumo delle “pigne” al fuoco che si aprivano, il sapore dei pinoli, il sapore dei fichi secchi con la mandorla e una spolverata di cacao.


Ricordo le tante macchine con targa “estera” che si vedevano in giro.
Ricordo il pelo di pecora che avvolgeva i sedili, la cioccolata e le “parisienne”.


Mille modi per festeggiare, mille modi per comporre un presepe, un lago, un ruscello, un ponte e sopra un cielo che è sempre quello.
Tante stelle e in mezzo la stella cometa e in fondo la stella polare, sopra il blu intenso di un cielo che resta sempre uguale.


Era il Natale visto con gli occhi di un “ragazzo” che viveva quei tempi e che ha ancora quei tempi impressi nella memoria.
Avevamo appena aperto i regali, finito di cantare “Tu scendi dalle stelle” e già pensavamo al “capodanno”, al “conto alla rovescia”, all’alba che ci avrebbe sorpreso da qualche parte.


Le “vacanze” continuavano e noi ci trovavamo ai soliti posti a raccontarci, a improvvisare qualche festa da ballo nella “sala da pranzo” della casa di qualcuno di noi, qualche tombolata o qualche partita a pallone.


Dei “compiti” neanche a parlarne, ogni domani era buono, sino ad arrivare al “domani scolastico” che ci trovava quasi sempre con i compiti non fatti.


Eravamo a favore di una scuola “senza compiti e senza zaino” che liberava tutto il tempo alle nostre passioni che erano soprattutto “il calcio” per strada, in qualche largo, in qualche piazza, in qualche terreno non coltivato.


Non avevamo ancora finito di far “esplodere” tutti i botti di capodanno e già ci rifugiavamo nella festa dell’Epifania.
Eravamo “disperati” sapevamo che le vacanze stavano per finire.
Volevamo solo divertirci qualche altro giorno, magari racimolare qualche altro regalo e poi malinconicamente rituffarci nella “scuola” prendendo lo zaino da dove l’avevamo lasciato l’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze.


Quello zaino ci sembrava pesantissimo, più pesante di quanto in realtà lo fosse.
Erano “ i miei tempi” ed erano infinitamente belli come forse saranno “questi tempi” a chi li vive con la stessa mia età dei “miei tempi”.


Io trovo nei “miei” più semplicità, più amicizia, un più forte profumo di incenso e di miele, ed il Natale stupendamente più lento.


Era tutto meravigliosamente magico.
E’ cambiato tutto o forse non tutto, non proprio tutto.
Il cielo è sempre quello, quel blu intenso dell’inverno e tante, tante stelle che sembrano accese.
Come il cielo del mio presepe.