Cronaca/di Redazione

Lo scenario è il solito. Si presenta ogni anno con lo stesso volto e lo stesso pericolo. L’erba un tempo verde è secca ed il pericolo fuoco è in agguato. Non è la prima volta che succede facciamo in modo che non succeda nuovamente.

Piromani, automobilisti che buttano cicche accese dal finestrino, incoscienti che per ripulire i loro campi appiccano fuoco incontrollato alle sterpaglie. Poi si sa complice il vento e l’incapacità di contenere le fiamme fanno il resto.

Se la secolare quercia vallonea della collina di S. Sebastiano, rarissimo esemplare di specie protetta in via di estinzione,  potesse parlare chissà quanto avrebbe da raccontarci. Quante volte è scampata per il rotto della cuffia a situazioni drammatiche, quanti imbecilli ha visto appiccare fuoco per gioco o per interesse, quante volte se l’è vista brutta.

La quercia grazie a Dio resiste, è ancora lì. Oltre ai numerosi incendi ha resistito a maltrattamenti, tentativi di eradicazione da parte di chi affermava che non si può fermare il progresso, ops scusate la tangenziale. E’ sopravvissuta anche a questi tentativi, è ancora al suo posto grazie a volontari ed ambientalisti che hanno messo a repentaglio anche la loro incolumità fisica per salvare la quercia. E’ stata anche oggetto di interrogazione parlamentare.

La quercia sta resistendo anche agli oltraggi della banda dello spray e degli incisori. Strano modo per certi soggetti di manifestare un sentimento o una ricorrenza. Certo che se la quercia al posto dei tantissimi rami avesse altrettante mani chissà quanti schiaffoni volerebbero fitti come grandine sui suddetti cretini. La foto a seguire vi documenta le opere d’arte di questi deficienti sulla quercia.

Sarebbe ora, però, che qualcosa si muovesse. L’erba intorno alla pianta è alta, è secca e la situazione è quasi ottimale per favorire l’incendio. Si tratta di un patrimonio naturistico secolare che va assolutamente preservato e tutelato.

Scriveva Massimo Negro, in un suo articolo datato 05 luglio 2021: “Prima degli ulivi o comunque prima della loro incredibile diffusione ad opera dell’uomo vi erano le querce a dominare vaste porzioni della nostra terra. Boschi senza fine che si perdevano a vista d’occhio, immensi spazi verdi di cui ormai da tempo immemore si è persa la traccia popolati da Cervi e animali che ormai non fanno più parte del nostro Habitat. Abbiamo bisogno di un museo per ricordarcene attraverso ricostruzioni grafiche dei tempi che furono.

Poi ci accorgiamo a volte casualmente che altre volte perché da sempre presenti nei racconti e nelle tradizioni che ci tramandiamo, che alcuni pezzi di quella storia sono riusciti a giungere a noi. Non disegni o quadri bensì testimoni viventi

Nel sottoscrivere rinnovo l’invito agli amministratori per mettere in atto, con sollecitudine, provvedimenti a tutela e salvaguardia della quercia. Si parla spesso di turismo e di valorizzazione del territorio ricordo anche che la natura con la sua storia e la sua bellezza, inserita in un percorso appropriato, è un attrattore turistico di notevole valenza.