Cronaca/di p.z.

Emerse durante i lavori di un consiglio comunale che il Comune di Galatina era creditore nei confronti del Ministero di Giustizia del non trascurabile importo di circa un milione di euro.

Si trattava di somme anticipate per permettere l’esercizio di una funzione di competenza esclusiva dello Stato (quella appunto della giustizia) e che lo Stato non ha mai rimborsato aggrappandosi alla spending review del 2012, decidendo addirittura di applicarla con retroattività (roba beduina) al 2011.

Alla domanda del perché non fossero state intraprese le dovute azioni per il recupero del credito la risposta fu, come se potesse mai rappresentare una discolpa, che si trattava di una situazione comune a tutte le città sedi di Tribunale o di sezioni distaccate.

Una banale e pietosa bugia per giustificare ingiustificabili ritardi ed omissioni sia politiche che tecniche.

A dimostrazione di quanto detto, uno esempio per tutti, vi è il Comune di Lecce, il quale non volendo perdere i soldi versati dai suoi cittadini, affidò il loro recupero (circa 4 milioni e mezzo di euro) all’avvocato Luigi Quinto che in sede giudiziaria ottenne il riconoscimento del diritto del Comune di Lecce ad avere il rimborso integrale del proprio credito.

I nostri amministratori invece, non contenti del danno che la città ha già subito, per non farci mancare niente, stanno aggiungendo danno al danno. I napoletani, con riferimento ai cittadini galatinesi, più coloritamente direbbero “cornuti e mazziati”.

Succede infatti che per dar corso all’inizio dei lavori per l’adattamento dell’ex Tribunale a sede di uffici comunali si è reso necessario provvedere allo “sgombero dei locali ed al conferimento in discarica delle masserizie, mobili, macchinari, materiale cartaceo, attrezzature e arredi vari presenti all’interno dell’immobile“.

Con la determina n.869 del 01 dicembre 2020 del solito ineguagliabile dirigente dei Lavori Pubblici Nicola Miglietta, dopo aver chiesto un preventivo per i lavori da eseguire alla Monteco che lo ha presentato quantificando il tutto in circa 2.000 euro, ha ritenuto il prezzo “congruo” e le ha affidato l’appalto.

Sarebbe tutto scorrevole se non ci fossero un paio di buche (di quelle grazie a Dio ne abbiamo in quantità industriale, di tutte le misure e dimensioni e non soltanto quelle figurate) in cui inciampare e sentire anche dolore.

La prima è rappresentata dalla Monteco e dai nostri bravi politici e tecnici. Costoro non hanno mai aperto bocca ne mai applicato sanzioni sulle inadempienze contrattuali della Monteco, e sono tante. Di contro la Monteco, con il loro beneplacito consenso, per ogni minimo extra contrattuale ci fa mettere mano al portafoglio.

La seconda è rappresentata, ancora una volta di più dal Ministero della Giustizia e dai suoi dipendenti. Non solo hanno lasciato “masserizie, mobili, macchinari, materiale cartaceo, attrezzature e arredi vari all’interno dell’immobile” ma poi, si sono pure dimenticati che chi sporca deve pulire specie se si è sporcato in casa d’altri in cui si era ospiti.

Invece, così come è stato per il milione di euro, ancora una volta ci stiamo sostituendo a loro e stiamo pagando per pulire le loro zozzerie e neanche una parola è stata scritta se quei soldi costituiscono solo un’anticipazione per cui chiederemo successivamente il rimborso (“spetta cicciu mio quandu ‘rriva la paja nova) oppure dell’ennesima fregatura.