Cronaca/di p.z.

La vignetta, e la vicenda, risalgono ai tempi del massimo sforzo operato dall’Amministrazione comunale per portare la raccolta differenziata in città ai massimi livelli utilizzando ogni mezzo lecito e qualche volta anche meno lecito.

Ciò aveva generato un forte malcontento in città, anche perché a tanto sforzo non aveva mai fatto seguito una contropartita adeguata a favore del cittadino.

Tra le espressioni del diffuso malcontento vi era la satira che nello specifico si manifestò con vignette pungenti contro l’Amministrazione ed una di esse in particolare destò le ire del sindaco Amante e dell’assessore all’Ambiente Dettù, tanto da portarli a denunciare il vignettista e una commentatrice che su un post pubblicato su Facebook aveva usato parole “forte”.

“La dignità deve essere difesa- tuonò il sindaco Amante- Chi usa i mezzi della comunicazione per diffamare ne risponda nelle sedi opportune”. Ad egual tenore furono improntate anche le dichiarazioni dell’Assessore.

Al grido di battaglia del Sindaco ed Assessore rispose compatto l’entourage. L’armata Mitrokin tentò in tutti i modi di trasformare il dissenso sulla classe politica governante in consenso. La vignetta, nel loro progetto, avrebbe dovuto creare sdegno nella popolazione e trasformare in martire l’aguzzino.

Gli attacchi, denunce comprese, furono portati contemporaneamente su più fronti. Ci fu chi addirittura sentenziò, già prima dello stesso giudice, che la vignetta rappresentava “un insulto a sfondo sessista” aggiungendo che “si trattava di una scelta apparsa volgare e lontana dall’intenzione satirica di cui il querelato ha sempre fregiato le proprie creazioni grafiche”. Altri hanno scritto di “schifo” ed amenità affini. Insomma chi più ne ebbe più ne disse e ne scrisse.

“Scevri di servo encomio” noi tacemmo e lasciammo fare il proprio corso alla giustizia. Ora sarà più di uno a dover fare pubblica ammenda.

Vediamo, infatti, cosa ha disposto il Giudice, dott. Giovanni Gallo nel proprio dispositivo di sentenza: “Relativamente alla posizione di Lisi Vito- scrive- si evince un uso certamente spregiudicato e in alcuni casi di cattivo gusto della critica politica, ma non idoneo, tuttavia a ledere l’onore o la reputazione degli opponenti, tenuto conto che le espressioni usate sono dirette a criticare aspramente, ma in maniera generica, l’attività politica di quest’ultimi (i denuncianti n.d.r.); infatti nei post pubblicati, il Lisi utilizza delle vignette ironiche che non sono tuttavia lesive del decoro e dell’immagine altrui, rientrando le stesse nei limiti della continenza della satira politica”.

Per tali motivazioni ha disposto l’archiviazione del procedimento.

Ha disposto invece il rigetto della richiesta di archiviazione nei confronti della sig.ra D. S. che aveva commentato un post su Facebook con una frase di “carattere offensivo e lesivo dell’onore, avendo l’indagata utilizzato un linguaggio scurrile che trascende i limiti della critica politica”.