don-fedeleCronaca/ di pietro zurico

Galatina – “Arrivederci ragazzi, anche in mia assenza continuate a fare i bravi”.  Son sicuro che se avesse potuto farlo, incontrando ad uno ad uno i “suoi” ragazzi, ci avrebbe salutati così ed avrebbe accompagnato il saluto con la sua abituale affettuosa carezza. In effetti tantissimi, io compreso, siamo stati i “suoi” ragazzi. Siamo cresciuti accanto a lui, ci ha educato alla vita ed al rispetto al pari dei nostri genitori.

Lo conobbi alla G. Pascoli allorquando fu il mio insegnante di religione. Mi conquistò il suo modo di fare, la sua dolcezza, la sua pacatezza e principalmente il suo atteggiamento da amico, da uno di noi, da fratello maggiore. Poi giunsero i tempi dell’Azione Cattolica e poi con l’avanzare degli anni l’allontanamento per motivi di studio e forse anche per lo sfrondamento e la “personalizzazione” del rapporto di ognuno di noi con la Fede e con la Religione.

Lui, però, è sempre rimasto, insieme a mio padre, il mio esempio di uomo, il mio amico, ed io per lui il “suo” Pierino a cui dedicare sempre una carezza e la solita raccomandazione.

Nei momenti di sconforto, di bisogno, di crisi esistenziale da crescita, lui c’era sempre. Trovava sempre il modo per strapparmi un sorriso, per ridarmi fiducia, spronarmi e farmi ripartire nella giusta carreggiata.

Per strappare un sorriso era sempre pronta una delle sue innumerevoli barzellette. Dopo mezzo secolo ricordo ancora quella del “prete col motorino”, irrispettoso dei semafori e della segnaletica. ” Vado con Dio, vado con Dio” urlava al vigile che cercava invano di fermarlo per redarguirlo, finché un giorno il vigile ebbe la meglio e riuscì a fermarlo e lui come sempre: ” Vado con Dio, vado con Dio” ed il vigile: ” ed io ti faccio la multa perché andate in due sul motorino”.

Da letteratura del Guareschi le partite di pallone contro di lui. Non disdegnava le  “scorrettezze” sportive pur di vincere. Una di queste era ad esempio il giocare con la tonaca. Nascondeva il pallone sotto di essa e andava dritto in porta a far gol. Rideva alle nostre proteste: “Non posso mica giocare in mutande come voi”.

Amava il mare. L’estate la sua epica Fiat 500 diventava un “pullman” con 5-6 di noi stipati dentro. In fondo se qualcuno avesse tentato di fermarci avremmo urlato in coro “Andiamo con Dio, andiamo con Dio”.

Arrivederci Don Fedele, so che da lassù continuerai a guardarci ed a seguirci amorevolmente come hai sempre fatto con i “tuoi” ragazzi. Se ogni tanto sentirò un leggero tepore sfiorarmi le guance so già che sarai  tu. Sarà la tua carezza. Mi starai salutando come hai sempre fatto ogni volta che mi incontravi: “Ciao Pierino, porta saluti a casa, mi raccomando…..” .