Le donne hanno vinto contro l’animo maschilista ed esteta, hanno vinto contro chi, in tempi passati, non ritenne offensivo l’uso del corpo femminile per pubblicizzare aziende e prodotti commerciali.

di Rosanna Verter

Vincere con la forza delle idee, della volontà, della coerenza. La caparbia determinazione delle donne di Galatina Letterata, DNA Donna, in collaborazione con UDI Macare Salento, Intervalla Insaniae, Galatina 2000 e Galatina Arte Storia Cultura, ha portato a scrivere la parola fine su una diatriba aperta da tempo: manifesti  e claims lesivi della dignità della donna ospitati sia negli spazi pubblici che privati del paese. Le donne hanno vinto contro l’animo maschilista ed esteta, hanno vinto contro chi, in tempi passati, non ritenne offensivo l’uso del corpo femminile per pubblicizzare aziende e prodotti commerciali.

Per contrastare la diffusione della pubblicità discriminatoria, su proposta dell’Assessore Alberto Russi, la giunta Montagna ha approvato, immediatamente eseguibile, la delibera n. 385 del 13 novembre 2013 in cui, dopo aver fatto riferimento allo Statuto della Città, all’art. 3, 21 e 41 della nostra  Costituzione, alla sentenza N. 293/2000 della Corte Costituzionale, alla Piattaforma di Pechino, alla Risoluzione del Parlamento Europeo, ha pianificato gli indirizzi fondamentali in materia di pubblicità discriminatoria e lesiva della dignità della donna. Ha dettato cinque indirizzi, non compatibili con l’immagine che Palazzo Orsini intende promuovere, soprattutto perché ritiene discriminatori ed offensivi i messaggi pubblicitari che utilizzano o diffondono:

1.     rappresentazioni di violenza fisica o morale o immagini che incitino atti di violenza;

2.     immagini volgari/indecenti/ripugnanti devianti da quello che la comunità percepisce come “normale” tali da ledere la sensibilità del pubblico;

3.     messaggi discriminatori e/o degradanti che, anche attraverso l’uso di stereotipi, tendono a collocare le donne in ruoli sociali di subalternità e disparità;

4.     mercificazione del corpo, rappresentazioni o riproduzioni del corpo delle donne quale oggetto di possesso o sopraffazione sessuale;

5.     pregiudizi culturali e stereotipi sociali fondati sulla discriminazione di genere, appartenenza etnica, orientamento sessuale, abilità fisica e psichica, credo religioso.

Per l’attuazione di questi indirizzi è demandata la costituenda Commissione Consiliare Pari Opportunità e la Polizia Municipale, con il supporto dell’ufficio Tecnico, provvederà invece, alla rimozione del materiale pubblicitario discriminatorio sugli impianti pubblici, mentre i proprietari delle aree private, eventualmente interessate dall’affissione, sono invitati alla rimozione dello stesso.

Non dimentichiamo che già nel 2010 l’allora sindaco G. Coluccia, con delibera di giunta N. 92, aveva aderito all’iniziativa promossa dall’UDI “Immagini amiche”, e con la stessa si era impegnato a “svolgere azioni di sensibilizzazione nell’attuazione della risoluzione Comunitaria 2038/2008 del Parlamento Europeo sull’impatto del marketing e della pubblicità sulla parità tra uomini e donne, che indica come inammissibile il modello pubblicitario lesivo verso il genere femminile. La giunta Montagna è andata oltre questa delibera d’intenti approvando oggi una delibera innovativa per la Città e per la provincia,  ritenendo di dover sancire ancor più il rispetto umano, è intervenuta sull’utilizzo dell’immagine femminile nella pubblicità  attivando una politica mirata a contrastare la diffusione della pubblicità lesiva per la donna e la persona in genere garantendo una maggiore effettività dell’azione del Comune. L’Amministrazione ha ascoltato, quindi, il messaggio lanciato dalla Presidente Boldrini, qualche mese fa, che chiedeva uno stop alla pubblicità offensiva che usa a sproposito le donne perché così si alimenta la cultura della violenza.

Quanto deliberato è un passo importante  ma non è, e non deve essere, considerato becero bigottismo, né censura moralistica, ma è invece un impegno di tutti per il rispetto e la dignità della persona.