Lettere/ di Rosy MS.

Egregio dott. Zurico

in questi giorni ho visto condividere sui social network delle magliette raffiguranti i colori e le tradizioni della nostra città, vendibili presso la casa del turista.

Ora le chiedo: la casa del turista è un istituzione comunale o qualcosa di privato? Se è comunale, sulla base di quale atto si è data l’autorizzazione a vendere delle magliette? Ed il contributo a chi va, al comune o all’azienda? Ed infine, com’è stata scelta quella specifica azienda? Perchè ogni operatore commerciale potrebbe, giustamente, vendere presso la casa del turista magliette, prodotti artigianali, alimentari, libri, pomodori secchi, pasta fatta in casa, friselle, ecc. ecc.

Infine il Dio denaro ha contagiato anche la chiesetta di San Paolo. Ho infatti visto promuovere sempre sui social network le luminarie presenti all’interno e non quello che è la vera tradizione della cultura locale. In altre parole si sta trasmettendo un messaggio lontano da quello che rappresenta la Chiesetta di San Paolo. A mio avviso si sta facendo il grosso errore di rendere una tradizione popolare un affare economico, di soldi, ed i posti che dovrebbero rappresentare la storia e la cultura locale si stanno trasformando in fredde vetrine commerciali.

Non sarebbe più opportuno che la promozione del territorio riguardasse appunto la tradizione popolare lasciando l’aspetto commerciale al di fuori dei luoghi di culto? Infine sa dirmi, direttore, se l’azienda che ha esposto le luminarie ha mai sostenuto o sosterrà il restauro della chiesetta? Non voglio fare polemiche, sia chiaro, ma le tradizioni locali non possono lasciare il posto al Dio denaro ed al commercio ai soli fini economici. La tradizione e la storia locale va valorizzata nel modo corretto.

Cordialmente la saluto.

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Egregia signora/ina Rosy

gli antichi romani ammonivano coloro che facevano di tutte le erbe un fascio che : “Noli miscere sacra profanis” ; chissà cosa avrebbero detto ai nostri giorni. Ha proprio ragione lei una peggiore rappresentazione del significato e valore storico e culturale della Chiesetta di S. Paolo non poteva essere fatto.

La chiesetta è, esistono però versioni differenti, di proprietà privata. Suppongo che ad autorizzare lo scempio siano stati dunque quelli che si dichiarano essere i suoi legittimi proprietari. Diverso è però chiedersi se quella scempiaggine sia stata autorizzata solo da loro o anche da altri, manifestamente o tacitamente.

Il messaggio pubblicitario sulla colonnina dell’azienda che ha realizzato l’effetto night club della Chiesetta è rivolto verso la porta di ingresso in modo tale da essere ben visibile ai passanti e come tale è soggetta al pagamento della tassa sulla pubblicità.

Se l’autorizzazione sia stata chiesta e rilasciata dal Comune dietro pagamento della tassa allora dobbiamo dire che abbiamo amministratori cui “pecunia non olet” e quindi hai voglia a spendere soldi in promozione turistica perché è come far lo shampoo all’asino.

Qualora non sia stata richiesta e quindi non autorizzata la ditta in questione è un evasore. In questo caso hai voglia a sentir dire con frequenza che è difficile far pagare gli evasori quando poi non riescono (o non vogliono?) far pagare neanche chi l’evasione ce la sbatte apertamente in faccia. E non sarebbe un caso isolato.

Passiamo ora al bazar della “Casa del Turista”. Lei ha preso atto da immagine sui social che più che una promozione turistica si tratti di uno spaccio commerciale. Io ho preso visione diretta da tempo. Non solo magliette ma friselle, taralli, borse, libri, chincaglierie, souvenir e tanto di più. Basta guardare la prima foto, seppur riduttiva, la vetrina è assai rappresentativa. Se qualche oggetto in vendita mi è sfuggito chiedete pure al gestore o al loro consigliere comunale di rappresentanza.

Gli incassi delle vendite non sono mai andate al Comune ma son rimasti nelle tasche del gestore unitamente ai 3.000 euro di contributo per le loro “spese vive”. Di quali spese si tratti non si è mai capito. Non pagano affitto, non pagano luce, non pagano acqua, non pagano gas, non pagano telefono, non pagana internet (tutto documentabile bollette alla mano) perché tutto a carico del Comune e però…però hanno spese. Vuoi vedere che sarà stata inventata qualche spesa nuova di cui non sono stato informato?

Resta il fatto, a dar loro ragione, che se i commercianti che si lamentano perché si sentono lesi nei loro interessi da questa concorrenza “sleale” si limitano a lamentarsi senza che nessuno chieda lumi alla Guardia di Finanza, perché magari si aspettano che sia qualche collega altro a farlo, bisognerebbe chieder loro: “Che vi lamentano a fare?”.

Guardi egregia signora/ina la foto principale in alto. Guardi com’è ridotta la parte superiore della porta con arco a cuspide. Grigia con punte di nero muffa e graffi per eventuale stacco di calcinaccio o da goffo tentativo di lavare la muffa con chissà cosa. Ancor meno di due anni fa quell’immobile è stato restaurato, grazie ad un contributo del Gal “Terre del Salento”, per un importo prossimo ai 300 mila euro. Guardi come è già ridotto.

In conclusione egregia signora/ina Rosy in questo campo una buona notizia gliela posso anticipare. Gli attuali gestori (speriamo anche i loro sponsor politici) sono agli sgoccioli. Presto, come disse la lumaca, sarà reso noto il nome del nuovo gestore vincitore del bando di gara per l’assegnazione della gestione dello IAT.

Chissà cosa stanno aspettando a darne comunicazione dopo sei mesi di ritardo non si sa. Se i prossimi saranno corretti gestori di quello che consideriamo un bene ed un servizio molto importante per la città saremo sicuramente collaborativi. Per ora, giusto per non anticipare nomi anche se già risaputi, ci limitiamo ad augurare loro un buon lavoro per una Galatina migliore.

Cordiali saluti.