Dal vino “Mafiozo” alla pasta, alla salsa, alle pizzerie, trattorie in Europa e nel mondo è un affare miliardario.  

MafiozoCesto mafia okCronaca/ di Coldiretti

E’ accaduto anche ai danni della Puglia nel 2013, quando fu messo in commercio un vino prodotto dall’azienda svedese Concealed Wines di Stoccolma. Il vino in etichetta riportava il nome ‘Mafiozo’ e campeggiava in belle mostra la foto di Lucky Luciano. Tra l’altro, il prodotto si fregiava del marchio comunitario IGT Salento.

Dopo le vibrate proteste di tutto il mondo economico e istituzionale pugliese, il responsabile marketing della Concealed Wines di Stoccolma comunicò che il vino in commercio avrebbe cambiato nome o, addirittura non sarebbe più stato venduto.

Ad oggi  sono 6 le IGP (Indicazioni Geografiche Protette) ‘Tarantino’, ‘Valle d’Itria’, ‘Salento’, ‘Murgia’, ‘Daunia’, ‘Puglia’ e 29 i vini pugliesi DOC (Denominazione di Origine Controllata) che detengono un valore inestimabile, intrinseco al prodotto agroalimentare ed alla professionalità imprenditoriale, che va salvaguardato anche dall’uso improprio per fare affari di episodi, personaggi e forme di criminalità organizzata più dolorose e odiose, a danno dei veri prodotti agroalimentari Made in Italy.

Un business milionario che si estende dai ristoranti ai prodotti, dal caffè “Mafiozzo” stile italiano dalla Bulgaria agli snack “Chilli Mafia” della Gran Bretagna, dalle spezie “Palermo Mafia shooting” della Germania fino alla salsa “SauceMaffia” per condire le patatine e quella “SauceMaffioso” per la pasta scovate a Bruxelles nella Capitale d’Europa.

È quanto afferma la Coldiretti che, nel commentare positivamente la sentenza della Corte Ue che accoglie la richiesta dell’Italia di invalidare il marchio alla catena di ristoranti spagnoli “La Mafia” (“La Mafia se sienta ala mesa”). Un oltraggio considerato insopportabile da due italiani su tre (65%) che non tollerano il luogo comune diffuso all’estero che porta gli stranieri ad assimilare l’Italia alla mafia, secondo l’indagine Coldiretti/ixe’. Il caso spagnolo – denuncia la Coldiretti non è purtroppo isolato poiché in tutto il mondo dal Messico a Sharm El Sheik, dal Minnesota alla Macedonia si trovano ristoranti e pizzerie “Cosa Nostra” mentre a Phuket in Thailandia c’è addirittura un servizio take-away.