Rubriche/Pensieri/Parole/di Piero D’Errico

Non vi dirò il mio nome, in questa storia, mi chiamerò solo “G.”, se vi va chiamatemi pure voi così. Sono vecchia, si sono vecchia, vivo sola da quasi sette anni, da quando cioè è morto il mio povero marito.

Vi racconto il mio Natale che è poi il Natale di tanti che come me lo hanno passato in solitudine. Eravamo in dodici l’ultimo Natale passato insieme a figli, generi, nuore e nipoti.

Seduti intorno al solito tavolo della stanza da pranzo, riscaldata per l’occasione da qualche stufa elettrica e dal solito braciere di fuoco.

Abito in un paese molto piccolo, abito nel cuore del centro storico, la mia casa si affaccia su una piazzetta, quasi di fronte c’è una vecchia fontana d’acqua che ancora funziona.

I miei tre figli vivono tutti fuori, impegnati nella loro vita e nel loro lavoro.

Tornano in estate e poi da Natale sino a Capodanno tornano per non lasciarmi sola, sono troppo vecchia per andare io da loro. Quest’anno non ci sarà purtroppo nessuno, starò da sola, ma in fondo l’importante è stare bene, soprattutto sapere di essere nei loro pensieri. Di questo ne sono sicura.

Mi sono svegliata di buon’ora per non trovare molta gente, mascherina in viso e via, sono andata a fare la spesa. Ho comprato un po’ di tutto. Cose tradizionali, cose che compro per l’occasione tutti gli anni, quelle che si mangiano per “devozione”, solo che ho preso di meno.

Ho preparato con le mie mani, dolci tradizionali, col miele e perline di zucchero con tutti i colori dell’arcobaleno. Ho preparato “pittule” di ogni tipo e una crostata, la mia specialità, con tanta marmellata di mele che io stessa ho fatto. Una bottiglia di vino rosso e un’altra di spumante al fresco.

Ho preparato tutto il giorno prima la vigilia di Natale, la vigilia ho preparato solo le ultime cose rimaste da fare. La sera non stavo in piedi ma ho fatto tutto come se dovessero arrivare gli invitati, come se fossero presenti anche quest’anno.

Ho apparecchiato tavola con tovaglie e tovaglioli, posate e bicchieri, tutti in tema, i migliori che ho, sistemato il presepe, spostato il pastore e i Re Magi, rimesso al suo posto la stella cometa che era caduta.

Ho indossato il vestito più bello, aggiustato per bene i capelli, anche un filo di trucco per coprire un po’ dei miei anni, una collana per le grandi occasioni regalatami da mio marito.

Mi sono seduta al solito posto, acceso la TV, mangiato lentamente per far arrivare mezzanotte. Ho finito di mangiare che mancavano ancora una ventina di minuti a mezzanotte ed è stato proprio allora che ho avvertito tutto il silenzio e la solitudine che avevo intorno.

Mi è sceso come un velo di tristezza, non era il Natale degli altri anni, il Natale di sempre. Fortuna che quei 20 minuti passarono in fretta, ma a mezzanotte fuori nessun rumore, intorno solo silenzio, sembrava una notte qualsiasi, come se il Natale non fosse mai arrivato.

Per fortuna il mio telefono fisso cominciò a squillare. Ho parlato con mio figlio che sta a Torino, l’altro figlio che sta a Zurigo e con una figlia infermiera a Firenze.

Ho parlato con loro, con tutti loro e con i loro figli. “Stanno tutti bene” ed io ho tranquillizzato loro: “sto bene” ma mentre lo dicevo mi sentivo morire dentro. Ho immaginato fossero tutti qua, come sempre, come tutti gli anni, mi sono illusa così, pazienza, sarà per il prossimo Natale.

Sono rimasta al telefono per più di mezz’ora, senza mai mostrare alcun segno di emozione, ma appena chiuso il telefono sono scoppiata in lacrime. Pensato alla crudeltà di un VIRUS che colpisce allo stesso modo il corpo e il cuore e a un Natale che non avrei mai immaginato di passare così. Andai a letto e al pensiero, mi si bagnarono ancora gli occhi.

Avevamo rimandato tutto al prossimo Natale ed io sempre a dire: “ si, si, il prossimo sarà diverso staremo tutti insieme come prima”. Ci salutammo tutti allo stesso modo: buon Natale, il prossimo sarà più bello.

Ma quando chiusi l’ultima telefonata, parlando sottovoce con me stessa aggiunsi quello che in quei giorni mi era sempre girato in testa ma non avevo detto a nessuno: “ ….. SE ANCORA CI SARO’.