La città non chiede però “soluzioni mitiganti” ma un secco e deciso no all’impianto.

Cronaca/di Redazione

Dopo l’articolo denuncia riportato sul Sedile, relativo al procedimento in corso per il rilascio delle relative autorizzazioni alla Entosal relative alla realizzazione di un impianto per il recupero e lo smaltimento di materiali pericolosi nella frazione di S. Barbara in via degli Andriani, qualcosa comincia a muoversi.

Si muove qualche rappresentante del mondo politico finora silente ma probabilmente non ha ancora afferrato bene il pensiero e la volontà della città e dei suoi cittadini. Galatina non vuole promesse di marinaio, Galatina non vuole questo ecomostro sul suo territorio. Non lo vuole a pochi metri dall’abitato, non lo vuole su un territorio di cui si sta snaturando la vocazione economica e sociale con insediamenti deturpanti ed inquinanti, non lo vuole perché ha già pagato e sta continuando a pagare un dazio altissimo in termini di morti per tumore dovute all’inquinamento atmosferico.

La città, on. Casili, non vuole soluzioni mitiganti, vuole soltanto un secco e deciso no, senza se e senza ma, da parte della Provincia all’insediamento dell’impianto in oggetto sul proprio territorio.

Testo del Comunicato Stampa inviato in redazione dell’on. Casili sulla vicenda Entosal che in ogni caso ringraziamo per il suo interessamento e sensibilità sulla problematica augurandoci di averlo sempre al nostro fianco nella battaglia politica- burocratica in corso.

Sto seguendo con attenzione il procedimento per il rilascio del Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale (PAUR)  per l’impianto di recupero e smaltimento di rifiuti pericolosi e non pericolosi nel Comune di Galatina, proposto dalla società Entosal s.r.l. Parliamo di un impianto che tratterà 90.000 t/a di rifiuti, ripartite in 47.500 t di rifiuti non pericolosi e 42.500 t di rifiuti pericolosi. Viste le consistenti potenzialità di trattamento appare preoccupante la localizzazione dell’impianto a circa 50 m dall’abitato di Santa Barbara. Inoltre, come evidenziato da ARPA, è necessario svolgere dei sopralluoghi per verificare lo stato delle aree in cui verrà realizzato il nuovo impianto che potrebbero essere interessate dalla presenza di rifiuti irregolarmente abbancati con il rischio di contaminazione delle matrici ambientali. È evidente che le attività di trattamento e smaltimento previste non potranno essere avviate in caso di presenza di rifiuti. La documentazione predisposta dalla società non appare sufficientemente approfondita rispetto alla valutazione degli impatti sull’ambiente e la salute pubblica, tanto che ARPA ha rilevato numerose criticità esprimendo, allo stato, parere non favorevole sulla compatibilità ambientale dello stabilimento. Le premesse non sembrano rassicuranti, per questo seguiremo con attenzione l’iter. Gli aspetti da approfondire sono numerosi, restiamo in attesa delle integrazioni documentali del gestore che dovranno essere in grado di indicare soluzioni progettuali idonee a mitigare e ridurre gli impatti sul territorio. In caso contrario la nostra opposizione sarà intransigente a tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini”.

Dal Piano di Gestione dei Rifiuti Speciali del 2015, vigente all’epoca di presentazione del progetto – continua Casili – deriva una condizione ‘escludente’ alla realizzazione dell’impianto data la mancata valutazione della distanza dello stesso dai centri abitati che deve essere inferiore alla distanza minima di sicurezza e visto che lo studio modellistico della dispersione degli inquinanti, prodotto dal proponente ad aprile 2022 per definire la distanza minima di sicurezza, non è stato considerato accettabile da parte di ARPA. Pur volendo considerare i criteri localizzativi definiti dal PRGRS attuale, approvato a maggio 2022, che non ha ancora definito le distanze minime di tutela dai centri abitati e dai siti particolarmente sensibili, esistono evidenti criticità relativamente alla valutazione della qualità dell’aria, delle molestie olfattive e dell’inquinamento acustico. La documentazione progettuale prodotta dal gestore, infatti, sembra aver eccessivamente sottovalutato la stima dei potenziali impatti sulle matrici ambientali e sulla salute pubblica. Le potenzialità di trattamento dell’impianto, inoltre, incideranno in modo evidente sul traffico veicolare nell’area interessata. Infine, dagli atti della Conferenza dei Servizi del 12 dicembre 2022, emerge la necessità di rivedere e rettificare lo studio previsionale sulla dispersione degli inquinanti predisposto dal gestore che appare carente e di revisionare il Piano di Monitoraggio Ambientale. Viste queste numerose criticità che, allo stato, non consentono una valutazione positiva dell’impatto ambientale, la società è stata chiamata a produrre osservazioni e integrazioni documentali per riscontrare i rilievi e le osservazioni di ARPA e ASL.”