Rubriche/di Piero D’Errico

Il profumo di rami di pino appena tagliati, di muschio fresco, di miele e cannella.

E poi l’Oratorio, la Chiesa, quei presepi costruiti con pazienza,  con cartone colorato raccolto per strada, quei pupazzi zoppicanti trovati quà e là e quella grotta che piegava tutta da un lato.

Si sentiva intorno un’aria di festa, un’aria di gioia e dalla Chiesa vicina saliva per tutto il rione la musica di Natale.

E poi vuoi mettere i giochi da tavola con quei numeretti che si chiamavano ad alta voce e che ad ogni chiamata il nostro cuore batteva più forte ??

Forse avremmo fatto ambo o terno o altro ancora oppure no, forse lo avrebbero fatto altri.

E allora si ricominciava e si riprovava, forse sarebbe stata la volta buona.

E intanto il rumore di pigne scoppiettani che si aprivano davanti  al fuoco e intorno quel profuno del ramo di pino appena tagliato addobbato con qualche pallina colorata e qualche striscia argentata.

E che dire della poesia che leggevamo tra emozioni e interruzioni in piedi sulla sedia e in cui promettevamo di tutto e di più.

Promesse che duravano solo quel giorno e basta ma che nel farle,  ci credevamo davvero.

Un po’ di anni sono passati, tanti, il Natale si è “aggiornato” si è adeguato ai tempi, si è adeguato al “tutto pronto”.

No, non è più la stessa cosa non è più il Natale di una volta, non è più il Natale dei miei tempi.

Mi piace ancora ma non lo aspetto più, arriva che arriva e passa senza alcun rimpianto senza che me ne accorgessi.

Mi sono a lungo tormentato ogni anno perchè non arrivava più quel Natale che aspettavo ed ogni anno mi consolavo sperando in quello “prossimo” sperando che il prossimo fosse quello giusto.

Ma poi era sempre la stessa cosa, mancava sempre qualcosa, quel qualcosa che lo faceva diverso da come lo aspettavi, lo volevi, lo desideravi.

Mi accorsi ben presto che la cosa che ci mancava era nella nostra testa, facevamo sempre più fatica a divertirci, troppi pensieri e provati anche un po’ dalla vita di tutti i giorni. 

Sempre alla ricerca di quel  qualcosa che non riusciremo mai a trovare o  magari non c’è.

Siamo noi ad essere cambiati, siamo noi ad essere diversi.

Addobbi troppo precisi, troppo studiati, colori tutti in sintonia, ai nostri tempi era tutto improvvisato, era tutto il riassunto, il risultato della nostra creatività.

Ci è rimasto addosso quel Natale di tanti anni fa, eravamo bambini, eravamo ragazzi, eravamo giovani e ci bastava poco.

Il Natale lo vediamo con gli occhi della nostra età, attraverso gli occhi dei problemi che abbiamo, attraverso l ‘allegria e la spensieratezza sin quando ci resta, attraverso la  malinconia quando ci prende.

E poi vuoi mettere l’attesa, la bellezza nell’aprire i regali, quelle piccole cose e succedeva solo a Natale e qualche altra rara volta l’anno.

Oggi non c’è più l’attesa della festa, del regalo, non c’è più il desiderio, tutto scontato, tutto dovuto, tutto sicuro.

Non sai più cosa regalare, hanno già troppo, tutto, hai paura che quel regalo te lo tirino dietro.

Paura che dopo qualche ora vada a finire in qualche angolo della casa o sotto il letto o in un cesto insieme a tanti altri che non interessano più, stancati ancora prima d’essere usati.

No, non è più la stessa cosa la bellezza dei tempi che abbiamo attraversato, sminuisce al confronto quelli attuali. 

Aridi, incerti, senza riferimenti, in un mondo che ci è sfuggito di mano.

E’ passato troppo tempo e tutto intorno ci sembra come stravolto

mentre noi siamo rimasti attaccati agli anni migliori, i più belli, alla bella età, alla meglio gioventù.

Ed oggi è Natale, quel Natale che mentre lo hai visto arrivare in fondo all’ultima pagina del calendario, ti è venuta voglia di passargli avanti.

No, non è più la stessa cosa, non è più il Natale di una volta, non  è più il Natale dei miei tempi, dei miei sogni.

Ed io, io non lo aspetto più.