Rubriche/PensieriParole/di Piero D’Errico

Caro papà, sono a scuola, seduta all’ultimo banco vicino alla finestra di
un’aula troppo seria e triste, in uno degli ultimi giorni di scuola che precede
la fine dell’ultimo anno scolastico.

Guardo dalla finestra i raggi del sole che si infilano e si posano sul mio
banco.
Sono stati in questi anni, una piacevole compagnia, mi hanno messo allegria,
buon umore, mi hanno scaldato il cuore.
Mi va di dirti quelle cose mai dette, quelle cose che magari avresti voluto
sentire un po’ prima o che magari non ti aspettavi di sentire.
In tutti questi cinque lunghi anni, non vedevo l’ora di finire di studiare.
E ora che sto per finire è la cosa peggiore che mi sta capitando.
Mi mancherà la fatica di alzarmi la mattina, la rabbia per aver tanto da
studiare in una bella giornata di sole e di non aver nulla da fare in una fredda
e piovosa giornata di primavera.
Mi mancherà la paura per una interrogazione sbagliata, la felicità per quando
mi hanno chiesto le sole cose che sapevo.
Volevo dirti che ho paura del domani, ho paura di non trovare un lavoro, ho
paura di non riuscire a realizzarmi, a realizzare le cose che mi piacerebbe
fare.
Ho paura che il lavoro possa portarmi lontano, ho paura di non farcela da
sola, ho paura di essere schiacciata dal mondo, che farò, dove andrò.
Penso che il bello sia ormai alle mie spalle, sono cresciuta abbastanza, devo
pensare da grande, devo abbracciare le mie prime responsabilità.
Mi chiedo chi siederà al banco dove ho scritto il mio nome, quanti altri
scriveranno il loro nome, studieranno, avranno le mie stesse paure,
saranno bravi più di me?
Quanti concorsi dovrò fare, quanti esami da sostenere.
Spero sia valsa la pena fare tanti sacrifici, tanto studio. Spero mi saranno
di aiuto, spero…
Volevo dirti grazie per tutte le volte che mi hai tirato su le coperte, per tutte
le volte che sei venuto a prendermi da scuola quando pioveva e ormai avevo
perso la speranza, oppure quando faceva troppo freddo o tanto vento.
Volevo dirti che un banco più avanti a destra del mio, c’è un ragazzo alto,
un po’ magro, con i capelli un po’ lunghi e un orecchino piccolo piccolo che
quasi non si vede. Ti piacerà?
Abita dall’altra parte del paese, mi telefona dall’altra parte del paese.
A volte quando senti qualche squillo, forse lo hai già capito, è per me, è lui.
Vuol dirmi che sono nei suoi pensieri e anche nel suo cuore.
Sono andata con lui in pizzeria qualche domenica fa e anche al cinema, ti
ricordi? Un po’ hai borbottato, ho fatto tardi.
Pà, ho paura di andare a finire dall’altra parte del mondo, ho paura di andare
a finire in un paese dove non c’è il mare, dove non c’è il sole, dove fa tanto
freddo.
Ho paura di lasciare le mie amiche, i miei amici e tutti quanti.
Ti prego insegnami una cosa sola pà, una sola:
“ insegnami a non aver paura di crescere”.
So già che non puoi aiutarmi, so che è giusto così, che la vita è così.
E poi volevo dirti grazie per i tanti sacrifici fatti per me, per tutte le volte che
hai rinunciato a qualcosa per me, per farmi felice, per farmi contenta.
Grazie per gli infiniti gesti d’amore, per tutte quelle risate, per tutte le volte
che per me hai mascherato le tue preoccupazioni.
Grazie anche per i rimproveri, per le tante litigate, era giusto così.
Grazie per aver frenato le mie illusioni, grazie per aver consolato le mie
delusioni.
Non so dove mi porterà la vita, chi si innamorerà di me, di chi mi innamorerò,
chi mi chiederà in sposa. Saprò non sbagliare ?
Stammi vicino, fa che io ti senta vicino, dammi il coraggio per affrontare questa
vita così difficile, questa vita così imbrogliona.
Io stringo i denti e vado avanti, domani è un altro degli ultimi giorni di scuola,
di amicizia, di speranza per un domani migliore, un avvenire sereno.
E poi? POI SPERIAMO CHE ME LA CAVO.
E’ suonata la campanella, giusto il tempo per dirti un’ultima cosa:
“SEI UN PA’ MERAVIGLIOSO”. Te lo volevo dire da un po’.