Aumentano le compravendite di tipo residenziale nel Salento.

foto Davide Stasi1 - quadrataCronaca/ di Davide Stasi

Lecce – Nel corso del 2016 sono state acquistate 6.140 unità abitative. Rispetto all’anno precedente, si registrano 992 transazioni in più (al netto di successioni e donazioni). Pari ad una crescita del 19,3 per cento (nel 2015 le compravendite furono 5.148). Per il secondo anno consecutivo, dunque, aumentano i trasferimenti di proprietà (nel 2014 furono 5.029).

Nel report sul mercato immobiliare in provincia di Lecce, realizzato dall’Osservatorio Economico di Davide Stasi, sono esaminate le compravendite di unità residenziali, suddivise per dimensioni e per raggruppamento di Comuni contigui che presentano omogenee caratteristiche sociali, infrastrutturali, geografiche, economiche e immobiliari.

In particolare, nel capoluogo, le compravendite sono state 1.185, ovvero 259 in più, pari ad un tasso positivo del 28 per cento (l’anno prima si registrarono 926 transazioni). Nel centro storico (piazza Sant’Oronzo, Duomo e zone limitrofe) sono stati acquistati 97 immobili, pari appena all’8,2 per cento del totale in città, perdendo appeal rispetto ad altre aree. Quasi la metà delle transazioni (567 su 1.185, ovvero il 47,8 per cento) ha interessato l’area semi-centrale di Lecce, di cui 172 tra piazza Mazzini, piazza Ariosto, rione San Lazzaro e Tribunale; 118 nei quartieri Ferrovia e Leuca; 87 nella zona Salesiani, piazza Partigiani e Conservatorio; 54 nel rione di Santa Rosa; 136 tra quartiere San Pio, quartiere Rudiae, Borgo Pace, viale della Repubblica e viale Taranto.

In periferia, sono stati sottoscritti 342 atti di compravendita, pari al 28,9 per cento del totale, di cui 64 immobili tra viale Aldo Moro, Settelacqure e via Merine; 41 fabbricati nel quartiere Stadio, zona 167, via Rapolla e piazza Palio; 62 appartamenti tra Sant’Oronzo fuori le mura , via Adriatica e borgo San Nicola; 175 unità abitative tra via Monteroni, via San Cesario e via vecchia Carmiano.

Nell’area extra-urbana sono state registrate 87 compravendite, pari al 7,3 per cento del dato complessivo, di cui 5 nella frazione Villa Convento, una nella zona industriale, 27 a San Cataldo e 54 nelle altre marine di Lecce; nell’area rurale, ovvero nelle zone agricole, 53 compravendite. La città di Lecce rappresenta, da sola, il 19,3 per cento del totale delle compravendite della provincia.

 

Riguardo alle dimensioni delle unità residenziali compravendute in città, le contrattazioni hanno interessato 53 monolocali (fino a 45 metri quadri, entro i 2,5 vani catastali), che hanno rappresentato il 4,5 per cento del totale delle transazioni; 218 piccole abitazioni (da 45 a 60 metri quadri ovvero da 2,5 a 4 vani), pari al 18,4 per cento delle compravendite; 179 case medio – piccole (da 60 a 90 metri quadri ovvero da 4 a 5,5 vani), pari al 15,1 per cento degli scambi commerciali; 350 fabbricati medi (da 90 a 120 metri quadri ovvero da 5,5 a 7 vani), pari al 29,5 per cento degli acquisti; 227 immobili di grandi dimensioni (più di 120 metri quadri ovvero oltre 7 vani), pari al 19,2 per cento delle contrattazioni; 158 unità non classificabile (unità immobiliari per le quali non è presente, sugli atti, la consistenza). Per un totale di 1.185 fabbricati.

 

«Continua la ripresa del mercato immobiliare – commenta Davide Stasi – Per il secondo anno consecutivo sono aumentante le compravendite. Segnali incoraggianti che danno una boccata d’ossigeno ad un comparto, quello immobiliare, in forte difficoltà. Almeno tre sono stati i fattori che hanno frenato il ritmo delle compravendite – spiega – Innanzitutto, la stretta del credito (in inglese ‘credit crunch’), che avrebbe dovuto fornire la liquidità necessaria per gli investimenti immobiliari, in particolare per i mutui relativi all’abitazione principale.

In secondo luogo, il peso crescente della burocrazia, che ha di fatto rallentato le operazioni di acquisto dei fabbricati, con un corposo elenco di documenti da produrre da parte del venditore ed anche da parte del compratore (per ottenere il mutuo ipotecario). Come terzo fattore – aggiunge Stasi – c’è la pressione fiscale e tributaria, che con l’incertezza dei regimi e dei relativi oneri, ha scoraggiato i compratori ed anche gli investitori.

La crisi è cominciata nel biennio 2008-2009, ma il vero crollo si registra dal 2012, con l’introduzione dell’Imposta municipale propria (Imu) che, in pratica, ha fatto contrarre sia le compravendite sia i prezzi, mentre ha raddoppiato, anzi triplicato il carico fiscale. Il valore del patrimonio immobiliare è così tornato ai livelli del 1985. Nel corso dell’ultimo anno, però, sono emersi segnali incoraggianti che fanno ben sperare in una costante ripresa del mercato immobiliare – continua – All’aumento delle compravendite, si affiancano altri indicatori come la frenata del calo dei prezzi, la diminuzione dei tempi di vendita e la stabilizzazione degli sconti in fase di trattativa. Si tratta di trend che dovrebbero consolidarsi nell’anno in corso. Si conferma in questa direzione cruciale per il consolidamento della ripresa il ruolo del credito, per il quale è vietato abbassare la guardia nonostante i tassi ai minimi e la crescita delle stipule. In assenza di una situazione reddituale o patrimoniale affidabile non è facile superare il vaglio degli uffici creditizi. Non deve ingannare – conclude Stasi – il boom delle erogazioni, la cui dinamica di crescita a doppia cifra risulta favorita dalle surroghe, ossia dalla possibilità di cambiare le condizioni (tasso e durata) di un mutuo già acceso».

 

In tutta la provincia sono state acquistate 6.140 unità abitative. Più in dettaglio, nell’area provinciale che comprende Aradeo, Collepasso, Cutrofiano, Galatina, Galatone, Nardò, Neviano, Porto Cesareo, Seclì e Sogliano Cavour (10 Comuni) si