Oltre 100 bambini sono morti in mare. Un mare che ha cancellato dalla storia la loro esistenza. Mai più cancellare la vita e la storia di bambini innocenti!

Rubriche/di Luigi Mangia

Qui, dove il salmastro
E lo scirocco battono le ore,
il vento aspro dell’inverno
scolpisce ulivi padroni.

Qui, dove la luce bianca
trafigge il bagnasciuga,
il canto dei pescatori
inventa il pane del giorno.
(Versi della poesia “Qui” di Angelo Lippo, Poeta di Taranto)

Vorrei partire da qui: dal nostro mare, dalla nostra terra, dalla storia dei popoli delle sponde sul mare. Lungo la terra, distesa sul mare, sono passate la storia dei Cristiani e la storia dei Musulmani.

Il Salento un tempo era circondato da sette Paesi di religione e costumi arabi. I miti e gli dèi hanno unito le civiltà delle sponde dei Popoli sul mare. Atene e Gerusalemme sono state le due città di un lungo percorso di ricerca dei valori della fede e del diritto nel dialogo.

Enea portò l’Oriente nel Mediterraneo, l’imperatore Giustiniano il Diritto. Abbiamo dimenticato il poeta Omero e il mare è diventato un cimitero di morti annegati.
Da qui voglio partire per esprimere tutto il mio dissenso contro il Governo che ha lasciato morire in mare famiglie in fuga dai paesi dove c’è fame e guerra. I migranti morti in mare scappavano dalla Siria, dall’Afghanistan, dall’Iran.

Degli ottantasei morti identificati, sessanta erano afgani e molti erano bambini. I bambini morti nel mare, secondo l’Unicef italiano, sono più di cento dal 2022 ad oggi. I bambini sono gli innocenti annegati, la morte nel mare cancella dalla storia la loro esistenza, per loro non c’è neanche la sepoltura. Mai più cancellare la vita e la storia di bambini innocenti!

Il Governo ha il torto politico di non aver rispettato il diritto del mare, il più antico nella civiltà del Mediterraneo. Ministri senza pietà, lontani dai valori. Alla fine del 1700, il filosofo Emmanuel Kant, nella sua opera “La ragion pratica”, nella prefazione sottolineava per l’uomo l’importanza della morale e il vedere di notte le stelle. Ai migranti annegati è stato impedito di respirare l’aria e di non avere l’acqua per evitare la sete.

Il Governo povero e senza cultura, per salvare la faccia usa il Diritto Penale come una convincente campagna pubblicitaria. Giorgia Meloni, infatti, si inventa nuovi reati, urla ai quattro venti inasprimenti di pene fino ai trent’anni di carcere contro gli scafisti, dichiara loro la guerra e, come una grande e forte guerriera, cavalca la pubblicità e si lancia all’inseguimento degli scafisti dell’intero globo terrestre. Più che una strategia di governo, in cui manca la distinzione tra scafisti e trafficanti di esseri umani, sembra un romanzo d’avventura.

Ciò che causa meraviglia è il consenso a questa “sgrammaticatura” del diritto è quella del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Alfredo Mantovano, parlamentare esperto di diritto e magistrato. La politica di chiusura contraria verso gli immigrati è vecchia già da anni. La legge Bossi-Fini, che Alfredo Mantovano vuole aggiornare, è sua. Fu fatta quando egli era viceministro degli Interni del Governo di centro-destra nel 2002 di Silvio Berlusconi. Al Governo di destra manca una visione culturale corretta del movimento migratorio, che è di lungo periodo ed è causata dalla crisi economica che a sua volta causa la crisi climatica e porta fame e guerra nei Paesi più poveri da cui nascono i grandi movimenti migratori nel Mediterraneo e quindi in Europa.

Il Governo Meloni, il Ministro Lollobrigida, parlano di flussi di immigrati, di braccia da far entrare in Italia, da impiegare in agricoltura, da manuali nell’edilizia, da lavapiatti nel turismo e non riescono a parlare invece di persone da accogliere e da integrare. La politica dei porti chiusi, del blocco navale, ed ora addirittura il coinvolgimento della Nato, sono tutti i ritardi della politica di destra che guarda e vede lo straniero come nemico e quindi come pericolo da cui difendersi negandogli l’accoglienza. Per questi sventurati, partire e rischiare di morire vuol dire perdere la vita.