Non era insolito definire chi frequentava con insistenza la Chiesa, “PIZZOCA”. 

Rubriche/PensieriParole/di Piero D’Errico

Non so ora ma ai miei tempi la Chiesa del mio Rione, la domenica  era strapiena, ma poi anche la sera nell’ora della “funzione” c’era sempre tanta gente.

La “funzione” della sera era frequentata soprattutto da gente anziana, pochi i giovani.

Insomma ai miei tempi, tra le birichinate e i “soprannomi” con cui ci riconoscevamo non era insolito definire chi frequentava con insistenza la Chiesa, “PIZZOCA”.

Tra le pizzoche  più note di quella Chiesa, mia nonna e mia zia.

Abitavano due isolati prima, ma ci mettevano un ‘eternità ad arrivare a causa della “pesantezza” di mia nonna, poggiata su mia zia che non smetteva mai di parlare, di ripetere all’infinito sempre le stesse cose.

Insomma una manteneva l’altra.

Ci volevamo un gran bene e forse proprio per questo non perdevo mai occasione di chiamarla “pizzoca” sperando che almeno una volta si arrabbiasse.

Non successe mai anzi, quella che a noi suonava come un’offesa per lei non lo era affatto e quando quella volta in una occasione che non ricordo più, trovai una busta con cento lire, sul biglietto lei si era firmata così: la pizzoca della tua nonna.                                                                                                                   

Se chiudo gli occhi mi sembra ancora di vederla tornare con un po’ di affanno dalla Chiesa, o seduta dietro i vetri della porta a guardare fuori chi passava, chi arrivava, se pioveva o c’era il sole.

Io non so se c’è e se c’è come può essere l’al di là, spero che non molto distante da lei ci sia una Chiesa anche piccola, anche spoglia, anche fredda.

Lei sarà là, in prima fila, al suo solito posto come lo avesse prenotato, a seguire punto per punto la “messa” e poi tornare a casa piano piano, sorridente, salutare le tante affezionate “comari” del Rione.

Tutte le volte che di sera la incontravo, la accompagnavo sino a casa, e prima di entrare, dopo mille ringraziamenti e centomila raccomandazioni:

Ciao Piero. Se Dio vuole ci vediamo domani”.                                                                                                         

Ed io:  “Buona notte pizzoca mia”.                                                                                                                   

Nel silenzio di quella strada deserta si sentiva una risata, la mia, fondersi con la risata ancora più forte di mia nonna:

La mia pizzoca preferita.