Politica e burocrazia gestiscono le risorse pubbliche come si trattasse della propria carta di credito. Si preleva e si versa quando e come si vuole.

IndennitàCronaca/ di Redazione

Galatina – I nostri amministratori, sia di maggioranza che di minoranza sono talmente presi ad accapigliarsi e lanciarsi panni sporchi addosso da non accorgersi che mentre litigano sugli errori nello stesso tempo si stanno generando, sullo stesso problema, altri forse ancor più seri.

Sarebbe bene, ma ci sta poco da sperare, che si mettesse da parte l’autoreferenzialità ed il narcisismo da ballerine di rivista e si cominciasse seriamente a tentare di mettere argine all’accumulo di errori su errori sui quali è ormai veramente difficile stabilire la percentuale di colpa tra politica e burocrazia.

Prendiamo il caso delle indennità di incarico agli assessori. Premettiamo, come al solito, che si può sbagliare ma se dopo aver sbagliato, come ormai sta accadendo sempre più spesso, al primo errore si aggiunge immediatamente un altro allora qualcosa non va, deve esserci qualcosa di serio alla base che volente o nolente va corretta perché trattasi di patologia e come tale va curata.

Che si paghino per due mesi erroneamente una indennità integrale di incarico ad un assessore, piuttosto che dimezzata del 50% come successo nel caso dell‘assessore Tundo, non dovrebbe ma può succedere. Diciamo, volendo dare una giustificazione ad ogni costo, che dell’aspettativa non richiesta al proprio datore di lavoro non era stata fornita alcuna comunicazione all’Amministrazione.

Anche con l’assessore Palumbo è successa la stessa cosa con l’aggravante però che in questo secondo caso nell’errore si è rimasti per ben sei mesi.

E si è rimasti nell’errore, cosa ancor più grave, anche allorquando è stata assodata l’esistenza di tale eventualità con l’assessore Tundo e che magari avrebbe potuto esserci qualche altro caso, come di fatto esisteva. Ma voi pensate che al Dirigente tale pensiero possa essere minimamente passato per la testa? Neanche per l’anticamera del cervello.

Adesso, però,  per completare il quadro e ad aggiungere errori ad errori arriva il bello. Le domande da porsi sono: come è stato possibile procedere al recupero delle somme pagate in eccesso ai due assessori senza un atto dispositivo in tal senso?  Su quale capitolo di bilancio sono state imputate le somme recuperate?

Inoltre le somme erogate in eccesso riguardano imputazioni di spesa di bilancio del 2017, il recupero (per l’assessore Palumbo) si sta eseguendo in un esercizio finanziario che non è quello di competenza ragion per cui a maggior ragione avrebbe dovuto esserci un atto deliberativo o dispositivo. Aggiungasi poi un altro particolare: con quale criterio, sempre senza un atto ad hoc, il Dirigente ha stabilito l’importo ed il numero delle rate? Si è, poi, posta il problema se il criterio, da lei scelto per il recupero delle somme potesse non rilevarsi adeguato, ad esempio, per dimissioni o revoca del mandato?

Ecco perché era e resta necessario un atto amministrativo che specifichi innanzi tutto la natura del credito vantato dal Comune, poi il numero delle rate, l’importo delle stesse e le modalità di pagamento. Invece perduti nel baccano della diaspora politica, per un errore sicuramente grave ma che fortunatamente in un caso è già stato sanato nell’altro è in via di sanatoria, passa nell’oblio generale che ad errore si sta aggiungendo altro errore.