Dov’è finita la nostra Caput mundi? 

colosseum.010Lettere/ di Piero D’Errico

Avevamo noi la più bella città del mondo: ROMA. “Andiamo a Roma” dicevamo con orgoglio e con la certezza di destare sempre un po’ di invidia e rabbia a chi restava. Le sue innumerevoli bellezze, hanno fatto innamorare il mondo, hanno meravigliato il mondo.

Era il nostro sogno, il nostro mito. Via Condotti, poi via Veneto, paparazzi dappertutto, un caffè ad un prezzo che non ci potevamo permettere, così, tanto per entrare in qualche locale, qualche bar, nella speranza di confonderci tra qualche attore americano o qualche cantante inglese. Roma faceva scuola, l’arte che si coniugava con la vita notturna, l’arte che si snodava tra le vie della moda, tra trattorie e ristoranti di lusso.  E i nostri occhi scrutavano dappertutto, alla ricerca di un “mito” reso ancora più grande dalla nostra giovane età, e i nostri occhi a guardare, a vedere le novità.

Volevamo imitare, volevamo copiare. La mattina in piazza San Pietro ad ascoltare la parola del Santo Padre, PAOLO VI, la sera eravamo al PIPER, eravamo i primi ad arrivare e gli ultimi ad andare via. Ed eravamo sempre in pista a ballare in quel modo così goffo e spontaneo, che a guardarci ora ci scappa da ridere.

Fontana di Trevi con i tanti film che la immortalavano nel mondo, era una tappa obbligata ed obbligato era anche il lancio della monetina porta fortuna. Che tempi ragazzi. Ho amato ROMA tutta la mia vita ed ogni volta che andavo era una gioia, era una festa, perso davanti alle sue bellezze artistiche, le sue infinite bellezze fatte di Chiese, monumenti, piazze.

Ora è una periferia abbandonata nel mondo, immigrazione incontrollata, palazzi occupati, degrado e sporcizia. In preda alla corruzione, alla violenza, alla droga. Tante cose brutte tutte insieme hanno trasformato la sua “grande bellezza”. L’ incapacità della politica ed un’infinità di “servizi” su Roma, fatti a volte solo per mostrare l’inadeguatezza di chi la governa ed altre volte per le tante cose che non funzionano, fanno sì che scorrano in continuazione immagini di campi rom, violenze, ronde e proteste.

Non so se tante cose sono giuste o no, se tante cose sono faziose o anche vere, so però che danneggiano la città, il suo turismo, la sua bellezza. Il nostro Paese sta perdendo un gioiello, il suo patrimonio più grande: ROMA. La globalizzazione poi ha fatto il resto, sono ormai vecchi ricordi quelle voci con marcato accento romano che ti salutavano quando entravi in un bar, in una pizzeria, in un negozio.

Ora se ti va bene, ti accoglie un “indiano”e magari ti fa la pizza un marocchino o un cinese. Sarà che sono rimasto un imperdonabile sognatore, ma il momento più bello di Roma è coinciso con la mia giovinezza ed io quel ricordo non riesco ancora ad aggiornarlo. Forse non riuscirò mai. Scrivere una lettera così, di una città così bella, è un vero peccato e ancora di più lo è concluderla con: Peccato.

 

PS. Mando questa “lettera” agli organi di informazione di Roma, spero che a qualcuno arrivi al cuore.