Ilva

di Redazione
La notizia era già da tempo nell’aria.  Il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola è iscritto nel registro degli indagati  insieme ad altri 52 coinvolti a vario titolo nell’inchiesta sull’Ilva di Taranto. E’ indagato per concussione in concorso con Girolamo Archinà, ex dirigente dei rapporti istituzionali dell’Ilva, Fabio Arturo Riva, ex presidente del gruppo Riva, Luigi Capogrosso, ex direttore dello stabilimento tarantino e Francesco Perli, legale del gruppo, per aver fatto pressioni sui vertici dell’Arpa, l’agenzia regionale per l’Ambiente, al fine di “ammorbidire” la posizione dell’agenzia nei confronti delle emissioni nocive prodotte dall’impianto siderurgico.
In particolare, il direttore dell’Arpa Giorgio Assennato ed i suoi funzionari Blonda e Giua, avevano proposto nel giugno del 2010 di ridurre e rimodulare il ciclo produttivo dello stabilimento siderurgico in virtù dei risultati peroccupanti dei campionamenti sulla qualità dell’aria che avevano evidenziato valori estremamente elevati di benzoapirene. Secondo i magistrati della procura ionica, il presidente Vendola avrebbe costretto Assennato a modificare la posizione sull’Ilva minacciandolo di non confermare il suo incarico alla direzione dell’Arpa (in scandenza a febbraio 2011). Vendola lo avrebbe quindi costretto ad ammorbidire la posizione dell’Arpa permettendo così ad Ilva di continuare a produrre ai massimi livelli, come fino ad allora era avvenuto.
Nell’inchiesta sono coinvolti per favoreggiamento personale il consigliere regionale Donato Pentassuglia, gli assessori regionali alle politiche giovanili Nicola Fratoianni ed all’ambiente Lorenzo Nicastro, i dirigenti della Regione Antonicelli, Manna, Pellegrino ed anche il direttore dell’Arpa Giorgio Assennato, il direttore scientifico dell’Arpa Massimo Blonda.