bicidi Rosanna Verter

Sono sempre di più coloro che decidono di lasciare l’auto, per piccoli spostamenti, per un mezzo più pratico e più agevole: la bicicletta.  Negli ultimi anni è aumentato di molto il piacere di andare in bici, si calcola che sono circa 14 milioni gli italiani, cioè un quarto della popolazione, che utilizzano questo  mezzo di trasporto.Nel 2012, per la prima volta dopo 48 anni, la vendita delle bici ha superato di gran lunga quella delle auto,1.748.000  bici contro 1.450.000 autoe Fiab (Federazione Italiana Amici della Bicicletta) calcola che su 4 milioni di bici circolanti, ogni anno ne vengano rubate 320 mila con un danno diretto di 150 milaeuro e per questo propone la marchiatura unica e nazionale dei telai con il codice fiscale del proprietario, l’adozione di un libretto e l’iscrizione del mezzo a una banca dati pubblica e nazionale. Ben venga rispolverare questo mezzo, un po’ per crisi, un po’ perché eliminiamo la sedentarietà dell’auto, ma a condizione che nessuno osi pensare che andare in bici è un lasciapassare diverso che andare in auto. Le regole vanno rispettate,  anche perché il ciclista non deve dimentica che per il codice della strada è tra gli utenti deboli. Quindi maggiore attenzione quando si circola, mai affiancati e fuori dei centri abitati, si deve procedere su unica fila, tranne nei casi in cui uno di essi sia minore di anni  dieci e in tal caso procede sulla destra dell’altro; ricordarsi che si deve avere libero uso delle braccia e reggere il manubrio almeno con una mano,  che è vietato trasportare altre persone a meno che non sia un bambino fino a otto anni di età, opportunamente assicurato con le attrezzature idonee. Ciò che preme sottolineare è che i ciclisti devono evitare scarti improvvisi e circolare a zig-zag, può essere pericoloso per i veicoli che seguono. Da mezz’ora dopo il tramonto e per tutto il periodo dell’oscurità, i velocipedi sprovvisti di dispositivi di segnalazione visiva, non possono essere utilizzati, ma solo condotti a mano, e in questo caso si è assimilati ai pedoni. Per il Codice della Strada la bici è un velocipede ed è equiparata agli altri veicoli, anche senza aver conseguito la patente, ma ciò che è ancor più grave è che in caso di sinistro, a causa di manovre sbagliate, non si garantisce un risarcimento danni. Negli ultimi anni sono stati 180 gli incidenti causati dai ciclisti, questo perché non rispettano le norme del Codice della Strada ossia la mancanza di segnali luminosi, l’abitudine diffusissima di non segnalare le svolte e soprattutto la scarsa attenzione nell’immissione nella circolazione, per non parlare degli attraversamenti. La sanzione, prevista per chi non osserva queste elementari regole, è di € 24,00. Secondo Luigi Cirpiano, presidente ANEIS, (Associazione Nazionale Esperti di Infortunistica Stradale) sarebbe opportuno prevedere iniziative volte a migliorare la conoscenza dell’ educazione stradale, a partire dalle scuole e bisognerebbe introdurre l’assicurazione obbligatoria anche per le bici, così come tanti paesi, tra cui la Svizzera, hanno già fatto.  

Per tutti coloro che amano la bicicletta è in arrivo il nuovo codice della strada che cercherà di tutelare e di ridurre gli incidenti mortali  e di dare nuova linfa alla mobilità urbana. Alcune modifiche proposte sono:

Onere della prova di incidente al soggetto meno vulnerabile: spetta al conducente dell’auto dimostrare la propria “non colpevolezza”.

Parcheggi a spina sulla corsia sinistra: per avere la corsia destra ciclabile. 

Cessazione dell’obbligo di uso della pista ciclabile: considerato il pessimo stato in cui versano le poche pistedovrebbe essere annullato.

Corsia ciclabile in continuità sul lato destro delle strade urbane: molto probabilmente per le strade di nuova costruzione. 

Case avanzate: in area semaforica i ciclisti possono sostare in posizione avanzata di qualche metro, in modo che possano ripartire con maggiore rapidità, evitare incidenti e di respirare il gas di scarico delle auto. 

Sensi unici eccetto bici: ovvero la possibilità per i ciclisti di transitare in controsenso, sempre e senza vincoli di larghezza minima della strada stessa.

Limite di velocità a 30 km/h nei centri urbani. Forse la misura più importante di tutte per la promozione della mobilità ciclistica  l’introduzione del limite di velocità a 30 km/h invece dei 50 attualmente in vigore, potrebbe voler dire un drastico calo degli incidenti stradali in ambito urbano.

 

Infortunio in itinere: l’INAIL dovrebbe riconoscere  lo spostamento in bici da casa al lavoro alla pari del trasporto pubblico, garantendo quindi una copertura assicurativa a coloro che scelgono di recarsi al lavoro in bicicletta.

 

Altre modifiche comprenderanno le sanzioni per chi guida in stato di ebbrezza o sotto l’influsso di sostanze stupefacenti. Verranno inasprite e riguarderanno anche chi conduce la bicicletta. Per i più indisciplinati è previsto il sequestro del velocipede.

Quindi diritti e doveri!

Valgono, sempre e comunque, le regole del buon senso, del rispetto del prossimo e della responsabilità che ognuno di noi deve avere quando è a bordo di un veicolo e soprattutto di una bicicletta.

E come dice Ivan Basso “La bicicletta insegna cos’è la fatica, cosa significa salire e scendere – non solo dalle montagne, ma anche nelle fortune e nei dispiaceri – insegna a vivere. Andare in bici è un lungo viaggio alla ricerca di se stessi”.