Rubriche/di Piero D’Errico

Sarà impossibile non distinguere in Forza Italia, un prima e un dopo.

Partito costruito a immagine e somiglianza del suo fondatore Silvio Berlusconi, che del partito era “tutto e un tutt’uno”.

La commozione per la perdita del leader terrà viva ancora per un po’ quella forza politica che continuerà quindi a sopravvivere (quanto ancora non lo so) anche dopo.

Nel ricordo che si cercherà di tenere vivo il più a lungo possibile e comunque nel breve periodo, potrà vedere aumentati anche i consensi poi, quando il tempo indebolirà il ricordo e la commozione del suo popolo si sarà spenta o quasi, se nel frattempo non si saranno create nuove e importanti dinamiche accompagnate da un assetto organizzativo ed una leadership che non abbia più il nome di un anonimo e insignificante Tajani, perderà spazio, consensi e ruolo che sarà occupato da altri già pronti e organizzati per farlo e che forse non aspettano altro.

Non durerebbe a lungo un partito alla ricerca di consensi basati solo sul ricordo di un leader.

Crollerebbe da lì a breve.

E sarebbe un “fuggi fuggi” generale, ognuno alla ricerca di una “nuova sistemazione” .

 Ne beneficerebbero le forze politiche che in quel momento sono al governo del Paese, il potere si sa, dà forti motivazioni che si cercherebbe di nascondere dietro una scelta sofferta, dietro la ricerca di ideali perduti .

Andrebbero per la precisione non dove li porta il cuore ma dove   li conduce ciecamente l’ ambizione e l’ interesse.

Se chiedete per caso la soluzione auspicata, vi dirò che la mia è quella che passa da un rafforzamento del centro, e non dalla conquista di quello spazio lasciato vuoto, da parte dal centro-destra di Salvini e Meloni e neppure da parte del centro-sinistra di Bonelli e Frantoianni.

Il tempo ci dirà o come si dice in questi casi, “chi vivrà vedrà”.

Per tutto quanto il resto, siamo nelle mani di Dio.

Meno male.