La pena per il reato sarà stabilita in base alle condizioni psicofisiche del conducente e del suo comportamento dopo l’incidente.

legge ugualeCronaca/di Rosanna Verter

Il 2014 è iniziato con due notizie: una brutta. Due donne, sulla corsia sud dell’autostrada A3 Salerno – Reggio Calabria, nel Cosentino, sono state catapultate dalla propria auto, a causa di un tamponamento ed investite da un’auto il cui conducente non si è fermato. Due donne, madre e figlia. Morte.

La seconda notizia, quella bella è che, finalmente (!), se ne parla da molto tempo, il ministro Cancellieri ha comunicato che entro questo mese porterà in Consiglio dei Ministri un pacchetto di norme sulla giustizia compresa l’introduzione del reato di omicidio stradale, decisione venuta dopo queste ennesime vittime della strada. Forse servivano queste morti della notte di Capodanno perché il ministro si decidesse. Bene, però è ora di dire basta a questa mattanza. Ora serve una legge seria, concreta che punisca severamente chi sbaglia e chi uccide. Non devono esserci più scusanti.

Nel mese di novembre scorso il ministro dell’Interno, A. Alfano, aveva comunicato che il reato di omicidio stradale era già stato attivato di concerto con il ministero dei Trasporti ed il sottosegretario De Angelis aveva confermato, durante la presentazione della campagna pubblicitaria “Siamo sulla buona strada” che l’iter è in corso in Parlamento e che la responsabilizzazione di chi è al volante è l’infrastruttura fondamentale per aumentare la sicurezza e ridurre incidenti e stragi sulle nostre strade. Tra le proposte una maggiore tutela per gli utenti deboli, pedoni e ciclisti, e sanzioni molto pesanti proprio con l’introduzione di questo nuovo reato, con la modifica della norma sull’omicidio colposo che contempla nei casi più gravi, come l’ubriachezza o l’assunzione di sostanze stupefacenti, una pena fino a diciotto anni. La determinazione e la relativa gradualità della pena sarà stabilita in base alle condizioni psicofisiche del conducente e del suo comportamento dopo l’incidente. Chi, invece, non si ferma per prestare soccorso rischierà una pena più alta. Si passa, quindi, dai 3/10 anni previsti per l’omicidio colposo agli 8/18, con pene triplicate. Nei casi più gravi resta comunque la possibilità di prevedere l’arresto obbligatorio.

Nel 2013, l’ASAPS, l’associazione della Polizia Stradale, ha comunicato che sono stati rilevati 902 episodi di pirateria con 105 morti e 1.089 feriti, 1.500.000 di infrazioni contestate, 18.000 denunce per guida in stato di ebbrezza e 1.000 per guida in stato di alterazione dovuta all’assunzione di sostanze stupefacenti. L’Asaps sostiene, inoltre, che “chi elimina dalla vita deve essere eliminato dalla guida” e seguirà con attenzione i lavori affinché il progetto non si spiaggi come nella scorsa legislatura.

“Si tratta ormai di un problema sociale e come tale va affrontato, quindi saranno introdotti strumenti dissuasivi per chi ritiene di potersi mettere alla guida pur non essendo completamente padrone di se stesso e dunque in disprezzo della vita altrui” ha detto il ministro Cancellieri confermando in una intervista che la bozza già pronta da due anni ed ha come fondamento la revoca definitiva della patente, senza la possibilità di ottenere una nuova, per chi provoca incidenti mortali. Altra fase importante è quella dello svolgimento del processo che per il momento prevede il rito direttissimo, cioè senza l’udienza preliminare e senza fase predibattimentale; nei casi più gravi è previsto il giudizio immediato che ha tra i requisiti l’evidenza della prova. Favorevole a tutto ciò il presidente dell’ANIA, l’associazione delle assicurazioni, il quale ha sottolineato che “è necessario fornire ai giudici uno strumento che renda certa la pena nei confronti di chi commette quelli che, sono dei veri e propri omicidi [… ] e non si può più permettere che certi episodi restino impuniti”.

Certo sul piano giuridico l’intervento non è tra i più facili, ma poiché molte sono la pressioni, da ogni parte, forse è giunto il momento di fare “giustizia” a quelle tante vittime senza colpevoli i cui parenti nel dolore attendono un risarcimento.